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Alitalia & Co, i nodi al pettine di Cimbri (Unipol)

Se si tiene presente com’è fatto fisicamente l’amministratore delegato di Unipol, Carlo Cimbri, con barbetta e capelli neri color corvino piuttosto lunghi, si capisce perché i nodi al pettine per lui potrebbero costituire un problema maggiore che per molti altri manager e banchieri.

Ma questo potrebbe verificarsi anche in senso figurato, perché, con la conquista da parte della “sua” Unipol di Fondiaria-Sai, oltre all’inevitabile gloria, sono arrivate anche le gatte da pelare.

Oltre alle partecipazioni nei cosiddetti “salotti” (primo fra tutti quello in Mediobanca), buoni o meno buoni che siano, il numero uno della compagnia assicurativa bolognese ha ereditato dalla famiglia Ligresti tutta una serie di partecipazioni – probabilmente necessarie per sedere in quegli stessi salotti – la cui gestione potrebbe non essere affatto un gioco da ragazzi.

Il caso più eclatante è forse quello di Alitalia, che più che un salotto in questo momento sembra essere una sala d’aspetto, dove si attende o un miracolo che possa imprimere una svolta decisiva e positiva ai conti finanziari un po’ sofferenti della compagnia di bandiera o – ipotesi forse più realistica ma neanche troppo – che arrivi un “socio salvatore”. Che potrebbe essere Air France, già azionista di Alitalia al 25%, così come la compagnia di Abu Dhabi, Etihad.

Proprio oggi, tra l’altro, secondo quanto riferisce Il Messaggero, il presidente della compagnia della Magliana, Roberto Colaninno, potrebbe essersi dato un appuntamento con alcuni soci per fare il punto della situazione.

Se ci sarà o meno Cimbri non è dato sapere, ma quel che è certo è che l’ormai “sua” Fonsai ha in portafoglio una quota di Alitalia pari al 4,4 per cento (eh sì, pure Salvatore Ligresti, come del resto il suo nome di battesimo implica, fu tra coloro che “salvarono” la compagnia italiana nel 2007). Il rebus, per Cimbri, è capire se l’investimento si rivelerà redditizio o se, invece, vista l’urgenza di uscire dall’azionariato di qualcuno, si venderà “a qualsiasi costo”.

Altra quota ereditata dalla gestione Ligresti è quella in Gemina, pari al 4,17% del capitale sociale. E per quel che riguarda la holding che controlla gli Aeroporti di Roma, a un passo dalla fusione con Atlantia, che dovrebbe lanciare un’offerta, la domanda che gira in testa a Cimbri potrebbe essere: “Sarà Opa (Offerta pubblica di acquisto, ndr) o Ops (Offerta pubblica di scambio, ndr)?”.

E, se sì, “a che prezzo?”. Non va poi dimenticata la partita che si sta giocando su Pirelli, dove Unipol ha ricevuto in dote sempre tramite Fonsai il 4,42 per cento. In questo caso, i membri del patto di sindacato che blinda il 45,5%, tra cui la stessa compagnia bolognese, sembra stiano decidendo di rinnovare l’accordo soltanto per un anno e mezzo al massimo, rispetto ai tre precedenti. In questo caso, a rappresentare fonte di instabilità per il gruppo della Bicocca e i suoi azionisti potrebbe essere la famiglia genovese Malacalza, passata alle vie legali col socio in Camfin e patron di Pirelli, Marco Tronchetti Provera.

 



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