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Amoroso: Si’ certo c’è un complotto politico-finanziario

“Si’ certo, c’è un complotto politico-finanziario, se ne conoscono quasi tutti i contorni”. Bruno Amoroso economista di fama mondiale, docente emerito alla Universtà Roskilde Danimarca e presidente del Centro Studi ‘Federico Caffé’, soppesa le parole nel formulare la sua analisi ‘eretica’ sulla grave crisi, che chiama “truffa”, finanziaria. Amoroso segue con interesse le vicende italiane, caratterizzate dal divenire continuo di Mario Monti, economista anche lui, ma, precisa Amoroso, “di altra scuola e altri sentimenti!”. Dopo la ‘salita’ in politica, da liberista moderato, Monti si è evoluto: prima ‘riformista’ poi ‘rivoluzionario’. Riformista? Rivoluzionario? “Il riformismo di Caffé era ben altra cosa – chiosa Amoroso – da quello di Monti e da quello di Draghi : Caffè chiedeva la sospensione delle attività borsistiche soprattutto nel campo dei titoli azionari e di Stato quando si rivelino manipolatorie a scopo speculativi. Indicava il potere dei gruppi industriali e finanziari che si è ricostituito bloccando le riforme sociali previste dalla Costituzione e la complicità della pubblica amministrazione (non dei dipendenti pubblici!) che mediante il boicottaggio amministrativo e giuridico ha sempre impedito le riforme necessarie al bene comune, che non è contemplato nel riformismo di Monti e Draghi”. Nel ruolo di ‘rivoluzionario’, Monti è riuscito a ‘silenziare’ quelle ‘frange estreme’, che contestavano le sue ‘riforme strutturali’ come la cancellazione dell’art.18 dello Statuto dei Lavoratori o lo smantellamento del Welfare State. E’ riuscito ad ottenere anche la non negoziabilità del patto fiscale e del pareggio di bilancio nella Costituzione. “E fa impressione vedere come tutta la retorica che ha accompagnato la sinistra – nota Amoroso – nella difesa della Costituzione – in funzione antiberlusconiana, sapientemente stimolata dagli amici tedeschi e francesi, si sia dileguata in pochi giorni consentendo la modifica della prima parte della Costituzione con l’inserimento di sciocchezze contabili, il pareggio di bilancio, che tolgono però al paese quegli ultimi margini di sovranità che restavano sulle politiche economiche”. Fatto sta che l’ex-Rettore della Bocconi la sta spuntando con la sua linea moderata: “lamentarsi non serve”, quel che occorre fare, di fronte al “disagio di famiglie e giovani [che] è troppo grande”, è “cambiare il rapporto tra la politica e i cittadini”. Laddove per il prof. Monti “la politica è prima di tutto cultura. Ovvero cercare di orientare la testa delle persone”. Del resto fa parte, al pari Manuel Barroso, Mariano Rajoy e Mario Draghi della influente ‘Internazionale gesuita’, che, come ha detto qualche mese fa al summit di Firenze del Ppe il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, è al vertice dell’Europa. E giorni fa il capogruppo del Ppe Joseph Daul ha annunciato: “il candidato del Ppe è il signor Monti”. Lasciatasi alle spalle un’esperienza di governo non certamente brillante – il 28% delle famiglie italiane vicina alla soglia della povertà, piu’ di un giovane su tre senza lavoro, i consumi tornati al livello del ’45, oltre un miliardo di ore di cassa integrazione – Monti porta a casa il ‘patto di non bellingeranza’ anti-Berlusconi, per cui il suo governo ‘tecnico’ con i dati economici sul disagio sociale non c’entra tanto, quanto invece il ventennio di Berlusconi, intervallato da brevi apparizioni di due governi di centro-sinistra guidati da Romano Prodi. “Quello che sta avvenendo è la messa in fuorigioco dell’Italia come Stato e potere economico: l’imbottigliamento nel sistema euro controllato dalla finanza statunitense, Mario Draghi per Goldman Sachs, e la sua messa in amministrazione controllata affidata a Monti, hanno fatto il resto. – sostiene Amoroso – La grave crisi non è un effetto collaterale del risanamento: è il vero obiettivo per metterci in una situazione di marginalità e subordinazione, come altri Paesi mediterranei. L’implosione prossima dell’Ue ci vede estremamente vulnerabili rispetto a progetti destabilizzanti, tipo la situazione siriana e libica”. Rispetto al passato, “oggi non è più tanto la massa salariale l’obiettivo, d’altronde spolpato fino all’osso, ma il salario accumulato da generazioni in risparmi delle famiglie e delle persone. Il tesoro su cui mettere le mani è lì ed è così che è stata messa in funzione la riforma del sistema bancario. Le manovre di borsa e le nuove leggi bancarie che impongono anche ai pensionati di depositare i propri risparmi in banca preparano il sacco di Roma da parte della finanza di quelli che sono veramente gli ultimi resti della sostenibilità economica di milioni di persone. Alla fine ci saranno gente povera, banche povere e un pugno di banchieri straricchi oltre ogni limite che dai vertici del potere ci impartiscono lezioni di sobrietà e di trasparenza”, aggiunge. Nell’ultimo libro ‘Il film della crisi’ scritto con Stefano Sylos Labini, l’economista e politico socialista, Giorgio Ruffolo soffermandosi sui primi anni ’70, la crisi petrolifera e la decisione di Nixon di sganciare il dollaro dall’oro, tira in ballo esplicitamente la Trilateral per l’influenza e il condizionamento esercitati: e della Trilateral, come documentato da Report a aprile 2012, Monti e’ stato presidente europeo e poi ha avuto (l’Unità di pochi gioni fa) altri incarichi in Goldman Sachs e nel Bilderberg. “Sono nomi e fatti ampiamente noti e documentati e che dimostrano come da decenni il sistema politico-istituzionale europeo e italiano è ricco di conflitti d’interesse per personaggi alieni alla democrazia e ai sistemi di rappresentanza democratica che si sono infiltrati in tutti i gangli vitali della vita dei paesi. Per questo si è trovato comodo e utile alimentare il polverone sulle feste di Berlusconi, sui vizi di altri politici europei, sulle collusioni stato-mafia ai livelli locali e regionali, sempre in modo mirato e selettivo e secondo scadenze precise di calendario, quando oggi è noto che i capitali enormi della droga, della prostituzione, delle industrie di guerra alimentano i flussi della finanza e del potere dei più grossi istituti finanziari, delle borse, ecc. Monti ricorda sempre come esempio di sua imparzialità da commissario europeo di aver bacchettato il governo tedesco per lo sforamento dei vincoli del bilancio pubblico. Dimentica di dire che il governo tedesco sforò il bilancio per far fronte alla grave disoccupazione di quegli anni cosa di cui deve essere orgoglioso. Ma Monti, messo lì a guardia degli interessi della finanza, riteneva un abuso far fronte ai bisogni sociali in caso di crisi. Esattamente quello che sta oggi facendo in Italia. Si’ certo, c’è un complotto politico-finanziario, se ne conoscono quasi tutti i contorni. Lo studio più completo è stato prodotto per gli Stati Uniti da un noto economista, James K. Galbraith, che ha chiamato un suo libro precedente alla crisi del 2008 ‘Lo Stato Predatore’. Nel testo ci sono nomi, cognomi e soprannomi, come direbbe Caffè, dei poteri che comandano negli Stati Uniti. In Italia il mondo accademico si tiene alla larga da questi temi e queste cose serie sono affidate alla penna dei giornalisti con il risultato di produrre polveroni scandalistici, ma non una comprensione reale della gravità della situazione. Anche questo – conclude Amoroso – effetto di un complotto? Chissà?”.

 


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