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Signori candidati, non eccedete a parlare di tasse (che ci avete già imposto…)

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Grazie all’autorizzazione dell’editore e dell’autore, pubblichiamo il commento di Edoardo Narduzzi uscito sull’edizione odierna del quotidiano Italia Oggi diretto da Pierluigi Magnaschi

John Maynard Keynes, che di analisi delle crisi aveva qualche competenza, chiamò «trappola della liquidità» quella situazione nella quale imprese e consumatori, pur avendo disponibilità, non investono in attività rischiose. Rimangono liquidi, rinunciando a un potenziale maggior guadagno, tanto sono negative le loro aspettative. Il risultato è l’avvitamento della recessione.

L’Italia sta, da qualche tempo, sperimentando una situazione opposta che potremmo definire trappola della illiquidità. Imprese e consumatori, con aspettative negative per la recessione che vede il Pil italiano in calo dal quarto trimestre 2011 senza alcuna interruzione, rinviano le scelte di investimento, anche perché accantonano parte della loro liquidità per poter far fronte alle attese maggiori imposte future.

Con una pressione fiscale sul Pil salita di quasi tre punti percentuali dal 2011 a oggi per toccare il picco record del 45,3% di adesso, la liquidità si trasforma in un accantonamento illiquido per imposte future.

Infatti, potenzialmente, imprese e consumatori sono liquidi, ma le aspettative negative congelano questa disponibilità. Una sorta di polizza assicurativa implicita che ognuno fa secondo le proprie possibilità. Un effetto di spiazzamento fiscale degli investimenti privati che finisce per amplificare il ciclo depressivo producendo un moltiplicatore fiscale ben più negativo di quanto non sia stimato dai modelli economici del Novecento.

In questo loop, partiti e forze politiche in campo, anche confortati dai sondaggi che essi fanno fare, parlano quasi esclusivamente di tasse e di politica fiscale. Sanno che è un argomento al quale sono sensibili gli elettori intrappolati e non fanno mancare loro ogni possibile proposta in materia.

Le aspettative negative fiscali degli italiani sono, così, ancora più amplificate dai dibattiti politici e dai programmi o agende, peraltro generiche in materia fiscale. Per uscire dalla trappola dell’illiquidità servirebbe invertire il ciclo in maniera netta. Varare riforme davvero strutturali capaci di generare crescita e sviluppo economico ben al di sopra della media degli ultimi dieci anni. La politica dovrebbe discutere di come fare tanto nuovo Pil e non aggrovigliarsi in un confronto senza soluzione di continuità sulle imposte che già ci sono o su quelle che verranno.

*Twitter@EdoNarduzzi



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