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Lo stile mitterandiano (più che hollandiano) di Bersani

Bisognerà pur dirlo: Pier Luigi Bersani dopo le primarie non sta perdendo un colpo. Il leader Pd si sta ispirando più alla forza tranquilla secondo lo stile di François Mitterand che al grigiore ideologico di Francois Hollande, più fumo teorico che sostanza pragmatica.

Lo slogan scelto da Bersani, l’Italia Giusta, è molto socialdemocratico e poco giustizialista. D’altronde la corsa con Bersani di Pietro Grasso, il magistrato anti mafia immortalato da Umberto Pizzi in questa galleria fotografica, ha fatto detonare gli antimafiologi di professione che non hanno fatto mancare polemiche, asti e qualche contumelia. Basta rileggersi i commenti di Antonio Ingroia per comprendere quanto la scelta di Bersani sia stata ben poco giustizialista.

Naturalmente le questioni di merito – l’alleanza con Nichi Vendola molto più che la posizione (orgogliosamente di sinistra) di Stefano Fassina – restano un tema irrisolto e bisognerà attendere il dopo elezioni. Però la componente ultra progressista del Pd, uscita vittoriosa dalle primarie per le candidature, dovrà tenere conto di alcune significative mosse bersaniane.

Come quella del vicedirettore del Corriere della Sera, Massimo Mucchetti, che di certo non è un seguace di Fassina (“Meglio l’Agenda Bersani”, ha detto l’editorialista e saggista di economia e finanza) ma che geronzianamente è un difensore delle operazioni di sistema non disdegnate, anzi, da Massimo D’Alema. Mucchetti ha accettato l’offerta di Bersani.

In questo quadro non va dimenticata la recente missione post primarie di Enrico Letta che ha solcato gli ambienti diplomatici ed economici in America per consolidare e corroborare le affinità politiche con i democratici, e non solo.

Così come non può essere solo un colpo di teatro l’annuncio che l’economista del lavoro, Carlo Dell’Aringa, correrà con il Pd. In casa Cgil di sicuro non si è festeggiato per la scelta di Dell’Aringa. L’economista della Cattolica è stato coautore del Libro Bianco di Marco Biagi, difensore e sostenitore, numeri e risultati alla mano, delle leggi Treu e Biagi, ed editorialista del Sole 24 Ore.

Apprezzato dalla Cisl di Raffaele Bonanni, Dell’Aringa di fatto compensa l’uscita dal Pd del giuslavorista Pietro Ichino che ha preferito Monti a Bersani.

Insomma il guareschiano Bersani (metà Don Camillo e metà Peppone), che di fatto sta anche tagliando l’erba sotto i piedi sia del dipietrismo che del grillismo, procede calmo sulla sua strada, che è convergente sì ma distinta da quella di Vendola. Basta scorrere i nomi dei principali capilista annunciati oggi da Sel per comprendere quanto i vendoliani cercano la sponda della Fiom-Cgil.

Il segretario nazionale della Fiom-Cgil, Giorgio Airaudo, sarà candidato nelle liste di Vendola alla Camera come capolista nelle circoscrizioni Piemonte 1 e 2. Claudio Fava sarà candidato alla Camera nella circoscrizione Lombardia 1, mentre capolista in Lombardia 2 sarà Titti Di Salvo, altra esponente della confederazione guidata da Susanna Camusso.

Certo, sarà da verificare la tenuta post elettorale e soprattutto governativa dell’asse Pd-Sel. Ma forse non serve sottovalutare le capacità pragmatiche di Bersani.

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