Appena finiti i festeggiamenti natalizi, i venezuelani sono tornati allo stato di incertezza – e paura – alla quale sono abituati in materia politica. Soprattutto negli ultimi 10 anni. Questa volta l’attesa e l’agitazione è per cosa succederà giovedì 10 gennaio, data in cui Hugo Chávez dovrebbe insediarsi per il nuovo periodo presidenziale 2013-2020 e alla quale sicuramente mancherà. Del presidente eletto non ci sono tracce dall’undici dicembre, quando è tornato sull’isola di Cuba per farsi un altro intervento chirurgico, il quarto in 18 mesi, per provare a combattere un cancro nella zona pelvica.
Non è la prima volta che Chávez scompare. È successo l’anno scorso a giugno, dopo che aveva confermato di essere malato e aveva deciso di guarire a La Habana, “dove ci sono i migliori medici del mondo”, ha detto. Ma anche un paio di mesi dopo. L’ermetismo ufficiale sulla salute del capo di Stato sembra essere una norma. La differenza è che questa volta la Costituzione venezuelana dice che il presidente deve presentarsi all’atto formale di giuramento. E, in caso di assenza o impedimento, il Parlamento ha 30 giorni per convocare una nuova elezione.
Già il presidente dell’Assemblea nazionale, il fedelissimo di Chávez Diosdado Cabello, ha detto che quella data è solo una formalità, che non si può mettere in discussione la volontà del popolo venezuelano che lo scorso 7 ottobre ha scelto con più del 50% dei voti il suo presidente. I deputati del Parlamento stanno discutendo di dare un “permesso” al presidente di 30 giorni, prorogabile per altri 90. Così, in questo modo, si dà la possibilità al presidente Chávez di tornare e insediarsi. Un’altra opzione è quella di giurare davanti ad una commissione che andrà a Cuba perché “la Costituzione non specifica il luogo dell’atto”, ha detto Cabello.
Certo è che questa volta la mancanza è sintomo delle gravi condizioni di Chávez. Il vicepresidente Nicolás Maduro ha detto che il presidente è stabile ma dopo l’intervento ci sono stati difficili complicazioni che l’hanno portato ad uno stato delicato. Il giornalista Nelson Bocaranda, famoso per anticipare con le sue indiscrezioni i fatti politici, ha detto che dopo una complicazione respiratoria i medici hanno deciso di portare Chávez ad un coma indotto. Lucía Topolansky, moglie del presidente dell’Uruguay José Mujica, ha rivelato che suo marito doveva volare a La Habana per salutare Chávez ed essergli vicino in questo momento critico, ma ministri e familiari gli hanno detto che il viaggio sarebbe stato inutile perché nessuno può vedere il presidente venezuelano.
In mezzo all’esitazione post-natalizia (e, forse, di nuovo pre-elettorale) i venezuelani stanno facendo i conti con una realtà complessa. Un’unica domanda riassume cosa accadrà nei prossimi mesi: Può esistere il chavismo senza Chávez?
Se l’assenza di Chávez è temporanea, secondo l’articolo 234 della Costituzione, sarebbe il vicepresidente Nicolás Maduro a guidare il Paese. E’ lui il suo delfino, l’uomo scelto dal leader venezuelano. Già in passato su Formiche.net abbiamo scritto sulla storia, idee e passioni del delfino di Chávez.
Ma il clima all’interno del Partito unico socialista del Venezuela, il partito di Chávez, è di lotta. Non basta con la nomina di Chávez. Diosdado Cabello, attuale presidente dell’Assemblea nazionale e ugualmente fedelissimo di Chávez, vuole lottare per la successione perché a differenza di Maduro è un militare che è stato vicino a Chávez dai tempi dei colpi di Stato del 1992 e sostiene di meritarsi di più l’eredità del potere. In più, conta con l’appoggio delle forze armate.
Al quadro di conflitto interno si sommano le pretese nepotistiche – tipiche dei regimi latinoamericani – nelle figure dei fratelli Chávez: Adelis, Argenis e Adán. Tutti con conti negli Stati Uniti per circa 140 milioni di dollari, secondo rivelazioni del giornale venezuelano La Razón.
Henrique Capriles Radonski, attuale governatore della regione Miranda ed ex candidato presidenziale dell’opposizione, ha detto ieri che “il chavismo senza Chávez è vulnerabile”. Un sondaggio pubblicato dal giornale Tal Cual indica che il Psuv perderebbe circa il 50% del consenso del quale gode oggi con un altro candidato che non sia Chávez. Colpa della mancanza di carisma di Maduro? O del confronto con Cabello? Come (quasi) tutte le correnti e movimenti che nascono, si sviluppano e poi si reggono soltanto nella figura personalista di un unico leader, quell’atipico fenomeno chiamato chavismo molto probabilmente scomparirà insieme al suo padre e sostenitore: Hugo Chávez.