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Da Minzolini a Sechi, giornalisti candidati (e a volte criticati)

Augusto Minzolini è solo l’ultimo della lista. L’ex direttore del Tg1 sarà candidato per il Pdl al Senato in un collegio della Liguria. Il suo nome si somma a quelli di Corradino Mineo, ex direttore di Rai News 24 ora in lizza per il Pd al Senato, Sandro Ruotolo, ex pupillo di Santoro ora combattente per la Rivoluzione Civile di Antonio Ingroia, Massimo Mucchetti già editorialista del Corriere della Sera ora con il Pd, Mario Sechi, ex direttore del Tempo ora capolista al Senato per Mario Monti in Sardegna, Oscar Giannino, giornalista e commentatore economico ora candidato premier con il suo movimento Fare per fermare il declino.

Ma i giornalisti possono diventare politici? Una questione che ad ogni tornata elettorale si presenta di volta in volta con maggiore o minore intensità. In questa, la domanda è rimbalzata per la prima volta su Twitter scatenando centinaia di commenti.

Sull’argomento sono spesso i giornalisti rimasti al di là del muro a criticare la scelta dei loro colleghi. Così oggi il giornalista del Tg1 Marco Frittella per commentare la candidatura del suo ex direttore Minzolini cita la stessa frase che ha utilizzato sul Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli per Mucchetti: Ad un collega che si candida direi la stessa cosa di de Bortoli a Mucchetti: “Hai fatto un errore”. A tutti però, non solo a #Minzolini

Anche il direttore del tg di La 7, Enrico Mentana, da sempre apertamente contrario a questo tipo di scelta, ha cinguettato sull’argomento: “Cari Minzolini, Ruotolo, Mineo, Mucchetti, Giannino, Sechi. Del giornalismo si diceva ‘sempre meglio che lavorare’. Della vostra scelta, pure”. Un tweet poco digerito da Giannino, che gli ha risposto per le rime: “Per Mentana ambirei a pubblici e non lavorare – replica sempre su Twitter -.Sono a reddito 0 e intacco risparmi per seggio incerto. Ridi su mie idee ma non dire fesserie”. Nella contro-replica del direttore de La 7 onore al merito per il collega che ha scelto di correre da solo: “Lo credo davvero: ma così sarete percepiti. Del tuo caso rispetto la scelta di metterti in gioco, unico tra i citati, senza rete”.

Una delle questioni su cui i contrari fanno leva è il fatto che scendendo in politica si intacchi la presunta neutralità dei giornalista, si passi, un po’ come Monti, da super partes a inter partes. Ma in realtà, fa notare Gianni Riotta, già direttore del Tg 1 e del Sole 24 Ore: “tanti giornalisti entrando in politica non è che poi in fondo cambino davvero mestiere: facevano politica anche prima”. E gli fa eco il direttore di Youdem Chiara Geloni: “un direttore del servizio pubblico dovrebbe essere neutrale”. cioè se#minzolini non si candidava x voi era neutrale?#polemicheacasaccio

C’è poi chi la butta sulla crisi del giornalismo, ma non quella morale. Il capo di Repubblica.it Giuseppe Smorto si dice “felice della candidatura di #minzolini, la #Rai risparmia e magari assorbe una decina di precari” e anche Caterina Soffici, già capo della cultura del quotidiano Il Giornale e ora firma del Fatto Quotidiano fa notare: “Anche #Minzolini? Va a finire che nelle liste ci sono più giornalisti che nelle redazioni decimate da cassintegrazione”. E, come si dice, sia da giornalista che da politico, vale la massima: sempre meglio che lavorare, come ricorda Antonello Piroso: “Fare i giornalisti è sempre meglio che lavorare, fare i politici è sempre meglio che fare i giornalisti”.



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