Scene da un divorzio? L’intervista di ieri al quotidiano La Stampa del presidente di Federalimentare, la federazione confindustriale che raduna tutti gli esponenti del mondo alimentare, di certo non era un segnale di grande armonia.
A preoccupare Filippo Ferrua, veterano della Ferrero al vertice di Federalimentare, è la proposta che gli uffici della “mamma” Confindustria stanno elaborando per il prossimo governo: aumentare l’Iva ridotta anziché quella standard, colpendo i generi alimentari e di prima necessità che beneficiano dell’aliquota più bassa, è uno dei consigli in gestazione ai vertici della confederazione degli industriali.
Un’idea che proprio non va giù a Federalimentare, che nel passato recente ha sventato i tentativi del ministro della Salute, Renato Balduzzi, di introdurre una tassa sulle bevande zuccherate e sui superalcolici, ma che difficlmente avrebbe previsto un “fuoco amico” da parte di Viale Astronomia.
Il clamore della vicenda, e la scelta deliberata di affidare uno sfogo alla Stampa – quotidiano della Fiat che da Confindustria è uscita – mette in evidenza le molte contraddizioni che sta vivendo il mondo confindustriale.
La difficoltà nel conciliare posizioni interne diverse in realtà è un elemento noto. A preoccupare è altro, come l’uscita del Lingotto, la vittoria di misura di Giorgio Squinzi su Alberto Bombassei (uomo legato alla Fiat), il peso anomalo di partecipate pubbliche all’interno di Confindustria e infine le candidature politiche di confindustriali su fronti diversi (Bombassei con Monti, Galli con il Pd) sono segnali pesanti.
Per non parlare della finanza internazionale, che notoriamente appoggia la linea Monti-Ichino, tesa a spostare la contrattazione sindacale sulle aziende anziché tenerla a livello nazionale. Una linea che, se portata fino in fondo, svuoterebbe Confindustria del suo storico ruolo di “negoziatore capo” e lo relegherebbe a svolgerebbe attività di lobby.
Ma come si può pensare di pagare le quote Confindustria per avere servizi di diplomazia istituzionale se gli altri iscritti a Confindustria hanno interessi diversi o addirittura confliggenti?
L’indigestione di Squinzi
Di