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Auto in panne in Europa. I primati opposti di Fiat e Volkswagen

Se il mercato degli emergenti corre, l’acquisto di nuove auto in Europa torna ai livelli degli anni Novanta. Nel 2012 le immatricolazioni di nuove auto in Europa sono state 12.053.904, toccando il livello più basso dal dicembre del 1993. Secondo l’Acea, l’associazione dei produttori di auto europea, il mercato nell’Europa a 27 ha registrato un calo dell’8,2%.

La classifica delle vendite delle case europee nel 2012

Nel 2012 il gruppo Fiat è stato al settimo posto nella top ten dei principali costruttori di auto in Europa, di poco dietro alla concorrente Bmw. Lo scorso anno il Lingotto ha immatricolato in Europa 798.542 vetture, 735 in meno rispetto a Bmw. Entrambe hanno ottenuto una quota di mercato pari al 6,4%. Primo in classifica è risultato il gruppo Volkswagen, seguito da Psa Peugeot Citroën e Renault.

I motivi del crollo europeo secondo Giuseppe Berta

Secondo il professore della Bocconi e storico dell’industria Giuseppe Berta, il peggio non è ancora passato, e questo per tre importanti fattori destinati a pesare anche nel futuro dell’auto europea.

“Innanzitutto – ha detto Berta in una intervista al quotidiano l’Unità – c’è una considerazione generale che riguarda le politiche d’austerità. Con conseguente contrazione dei consumi, fortemente volute dall’Ue e seguite, volenti o nolenti, dalle nazioni del Vecchio Continente. Su questo si innesta l’invecchiamento della popolazione. Infine, pesa anche il modo di vendere. La concorrenza fra  i vari produttori determina un continuo inseguirsi delle offerte, con il risultato che i consumatori rimandano spesso l’acquisto della vettura aspettando delle promozioni ancora più vantaggiose”.

Secondo il professore la situazione è diversa negli Usa e nell’America Latina, per non parlare della Cina e dell’Asia, non esistendo i tre fattori di criticità presenti in Europa.

E in Italia? “La tendenza è chiara – sottolinea Berta – si produrranno meno automobili e quindi si perderanno ulteriori posti di lavoro. Non sono convinto che l’ad Sergio Marchionne si faccia interamente carico del problema. Non dimentichiamo che il suo  mandato scadrà fra due anni, e una volta portata a compimento la fusione con Chrysler il suo compito sarà di fatto terminato. Ciò detto, possiamo scordarci una Fiat che continui ad avere una presenza ‘generalista’ in Italia come nel Continente. Per l’azienda vedo un futuro limitato al presidio di alcuni segmenti, ad esempio insistendo sui modelli di maggior successo come la Panda e la Punto”.


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