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In casa Giannino s’invoca Giustizia

Tra le dieci proposte dell’agenda di Fare per Fermare il Declino, la giustizia è la numero sette. Ma a giudicare dai tanti commenti che un post sul tema ha suscitato sul sito del movimento liberista potrebbe tranquillamente scalare la classifica.

L’intervento pubblicato è dell’avvocato Alberto Saravalle, responsabile Giustizia per il movimento di Oscar Giannino che in passato ha promosso le sue idee anche sulle pagine di Formiche.net. L’appunto di ieri muove da alcuni dati allarmanti riguardanti l’Italia: circa 9 milioni di procedimenti pendenti (3.4 milioni nel penale e 5.5 milioni nel civile), 9 anni per la definizione di una causa civile, 128.531 prescrizioni, secondo uno studio pubblicato dal Sole 24 ore. Per questo, sottolinea l’esperto, “oggi chi vuole disegnare un percorso di crescita economica e di rinascita civile per il Paese non può prescindere dalla riforma della giustizia. L’Italia non è allineata con i grandi Paesi europei non solo per il mancato rispetto dei parametri economici e finanziari, frutto di decenni di spesa pubblica clientelare. Ma anche per il rispetto dei diritti civili più elementari. Se di rinascita si deve parlare, che sia a 360 gradi. E non porti solo rigore nell’inasprimento fiscale”.

Tra i simpatizzanti del movimento promosso da Giannino questa presa di posizione ha scaturito una stimolante discussione sull’argomento e sulle proposte di Fid in merito, come sono e come dovrebbero essere.

Sotto il post di Saravalle, leggiamo una nota di Natascia Finotto su un punto che sembra mancare dall’agenda Giannino: “Quando lessi la prima volta le proposte giustizia di FiD e sentii le proposte dalla viva voce di Giannino era molto chiaro che il programma prevedesse la netta divisione delle carriere tra pubblico ministero e giudice. Noto ora che, molto curiosamente, tale punto delle proposte è stato espunto (oppure io non lo trovo più). Secondo me non piace a uno in particolare, anche se piace a tutti gli altri”.

Sono in molti a condividere la loro idea di riforma della giustizia. Come Tamas Kerekes: “Meritocrazione anche nella giustizia + impossibità dei giudici di partecipare nella vita politica (alla Ingroia) + leggi chiare che non danno spazio all’ “interpretazione” + impossibilità di veto alle leggi approvate al parlamento + eliminazione del terzo grado + informatizzazione + tempi definiti + … potrei contunuare finché c’è spazio in questa finestra : DEVE ESSERE UNA DELLE MISURE DEI PRIMI 100 GIORNI DI OSCAR PREMIER”.

Per Giuseppe Pistilli per risolvere davvero le cose in merito nel nostro Paese occorrono metodi rivoluzionari: “In Italia per riformare bisogna essere pronti allo scontro frontale. Senza scontro, il fallimento-sabotaggio è certo come l’alternarsi del giorno e della notte. Non basta competenza, consenso generale (dei non interessati), volontà politica etc. Ci vuole il coltello tra i denti e preparazione alla guerra totale!” e ancora “per riformare bisogna essere legalmente in grado (anche solo la minaccia) di azzerare un ministero. Potere di licenziamento identico a quello di un’azienda americana, ovvero sostanzialmente illimitato. Un ministro decide i suoi collaboratori fino ai livelli più bassi. Si può accettare di salvare al massimo qualche addetto alle pulizie”.

Cè chi critica la scelta di candidarsi di alcuni magistrati e se la prende con chi critica le proposte sulla giustizia di Fid. Come Gianluigi Melesi: “Le varie candidature di non ancora ex magistrati inquirenti dimostrano la non volontà del PD-SEL di fare la riforma vera della Giustizia. Non capisco gli interventi polemici o proprio disinformati di alcuni critici, il programma di Fare per Fermare il Declino c’è, se non piace, aria”. Il cui commento viene subito stigmatizzato da Vincenzo Antona perché nella piazza di Fermare il declino ci deve essere spazio per tutti i contributi:
“All’Amico Melesi: forse volevi dire: ……………………. Non capisco gli interventi polemici o proprio disinformati di alcuni critici, il programma di Fare per Fermare il Declino c’è, se non piace, cerchiamo di portare il nostro contributo per migliorarlo. (forse così va meglio)”.

 

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