È vero, l’inspiegabile successione di fatti e contraddizioni dello scenario politico venezuelano sono degni del realismo magico di Macondo, il fantasmagorico paesino del romanzo “Cent’anni di solitudine” di Gabriel García Márquez. Un presidente malato sparisce ma poi torna, vince le elezioni e scompare di nuovo. Con il permesso del Tribunale Supremo di Giustizia e dell’Assemblea Nazionale. L’ultima novità da Caracas è che il presidente eletto Hugo Chávez può prendersi tutto il tempo che vuole per pensare alla sua salute e quando (se) tornerà potrà giurare nell’atto di insediamento. Non importa che l’articolo 233 e 234 della Costituzione preveda nuove elezioni in caso di assenza all’appuntamento. Quella è solo una vana formalità. La salute del presidente Chávez – che resta ancora un mistero – è la priorità.
Forse per questo non sorprende la confusione con cui i giornali stranieri fanno la copertura delle informazioni sul Venezuela e dell’atipico personaggio Hugo Chávez. Se neanche i venezuelani capiscono cosa sta succedendo lì, figuriamoci cosa resta allo sguardo straniero. Ma fermiamoci sui media italiani:
Il Sole 24 ore
Sul Sole 24 ore Roberto Da Rin ha pubblicato lo scorso sabato un’analisi sulla battaglia che si tiene in Venezuela tra l’esercito e le lobby petrolifere che si contengono il futuro dopo Chávez. I due cuori del potere (militare ed economico) del Paese. L’immagine del caudillo viene rappresentata in tutta la sua contraddizione: “militare golpista, icona del terzomondismo, idolo delle baraccopoli, acuto stratega energetico, spina nel fianco degli Stati Uniti. Hugo Chavez è tutto questo”. Dal racconto dell’intervista che gli ha fatto nel palazzo di Miraflores, Da Rin sembra essere rimasto accecato dal carisma del presidente venezuelano: “L’intervista durò un’ora e cinquanta minuti, fino alle 2 del mattino, ma la giornata di Hugo non era finita. Fuori dalla porta, due ministri in attesa; dorme poco, spiegarono. Un po’ in piedi e un po’ seduto. Avanti e indietro tra la scrivania presidenziale e il ritratto di Simon Bolivar di cui si è sentito reincarnato”.
Stesso fascino sembrano avere generato le missioni sociali della “rivoluzione bolivariana socialista”, ovvero i programmi di sussidio che hanno portato medici, alimenti e istruzione ai quartieri popoli per anni emarginati. Ma la complessa realtà quotidiana del Venezuela, il secondo produttore mondiale di petrolio e allo stesso tempo uno dei Paesi più poveri al mondo, è poco nitida quando si guarda dall’oltreoceano. Un’altra visione dei fatti dava il blog del Sole “Il Grande Sud” di Angelo M. D’Addesio, che però è stato chiuso.
Corriere della sera
Dall’America latina, invece, scrive l’inviato del Corriere della Sera, Rocco Cotroneo. Senza spostarsi troppo dalla sua base in Brasile, il giornalista racconta l’esotismo e i contrasti del presidente Chávez più con le informazioni raccolte dai giornali che con le fonti principali sul posto. “Vari leader del continente arriveranno per il “non insediamento” di Chávez. Poi dicono che il realismo magico è morto”, ha scritto nel suo account Twitter @roccoinrio. Per la vicenda dell’aereo scomparso a Los Roques lo scorso 4 gennaio, con a bordo l’imprenditore Vittorio Missori, sembra che il Corriere abbia chiesto a Cotroneo di spostarsi a Caracas. Troppo difficile scrivere di un aereo sparito a distanza. L’altra penna che si occupa dei temi latinoamericani, Guido Olimpio, sembra contare su più contatti sul territorio, specialmente per gli scoop messicani che offre.
Repubblica
Un quadro più realistico della situazione viene offerto da Repubblica. Sul Venezuela e l’America latina scrive un giornalista che gli spostamenti da un lato all’altro dell’Atlantico li fa: Omero Ciai. Conosciuto dai colleghi e le fonti a Caracas, l’inviato non si ferma alle premesse ideologiche che la linea editoriale del giornale dovrebbe insinuare e va oltre, nei “barrios” poveri dell’ovest della città ma anche nei quartiere più tranquilli dell’est. È già tanto che conosce – come descrive nell’articolo pubblicato il 10 giugno – la geografia sociale della capitale venezuelana: “La ‘rivoluzione’ avanza anche se nelle farmacie manca l’acqua ossigenata mentre il controllo sui cambi e l’incertezza giuridica allontana qualsiasi investimento internazionale”.
Internazionale
Anche il settimanale “Internazionale” sorprende con una posizione molto critica e meno affascinata dal populismo di sinistra di Chávez. Vicini alla blogger cubana Yoani Sánchez, il settimanale diretto da Giovanni De Mauro sceglie spesso articoli, analisi ed editoriali del quotidiano terzista “Tal Cual” e del mensile “Gatopardo”, due strani casi di vero giornalismo che sono entrambi critici verso gli errori di Chávez e l’opposizione.
Il Post
Il Post di Luca Sofri rimane neutrale sulle notizie che riguardano Chávez e il Venezuela ma non smette di sorprendersi davanti alle contraddizioni e i chiari sgarri costituzionali degli ultimi mesi. Molte delle informazioni hanno come fonti le ong che sono in territorio venezuelano.