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La macchina della giustizia

“Appare chiara la volontà di entrare a gamba tesa nella campagna elettorale, condizionandone fortemente gli esiti, per arrivare persino a una sentenza definitiva prima della competizione. E’ inammissibile quanto si delinea all’orizzonte. Come è inammissibile che la giustizia sia utilizzata a fini politici”.

Al segretario del Pdl, Angelino Alfano, non è proprio andata giù la decisione del tribunale di Milano di non sospendere il processo a carico di Berlusconi per concussione e prostituzione minorile. E quindi via col solito profluvio di luoghi comuni, dalla “gamba tesa” ai “fini politici” della giustizia. Dimenticando, per l’occasione, la “giustizia a orologeria”, un intramontabile evergreen.

Preso da tanta foga, Alfano arriva addirittura a ipotizzare che si voglia arrivare a una “sentenza definitiva” prima delle elezioni. Ora, Alfano, che incidentalmente è avvocato, dovrebbe sapere che la sentenza definitiva è quella che pronuncia la Cassazione. E che è alquanto improbabile che da qui al 24 febbraio, cioè in 40 giorni, si possa concludere il dibattimento di primo grado, celebrare il processo di appello e arrivare a una sentenza della Suprema Corte.

Se così fosse, il segretario Pdl avrebbe di che essere contento. Vorrebbe dire infatti che il suo lavoro da Ministro della Giustizia ha davvero sveltito la macchina della giustizia italiana.

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