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Gli F35? Non siano il bersaglio della campagna elettorale

Demagogia e populismo. Il vento della campagna elettorale porta con sé dibattiti più o meno fondati. E i cacciabombardieri F35 tornano a sfrecciare nel polverone, con l’ultima presa di posizione del segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, sulla necessità di rivederne la spesa. “Solite frasi che hanno valore elettorale, utili a Bersani per guadagnare punti con l’elettorato di Sel e per sfondare a sinistra”, spiega in una conversazione con Formiche.net Gianandrea Gaiani, direttore del magazine online Analisi Difesa e firma di testate come Il Sole 24 Ore per le questioni militari.

“Il contribuente e il cittadino che va a votare devono pretendere che questi argomenti siano oggetto di un dibattito politico serio e non facili bersagli da sfruttare durante la campagna elettorale. Le persone che si candidano alla guida di questo Paese probabilmente non sanno neanche cosa sia un F35”, sottolinea Gaiani.

Le spese già sostenute dall’Italia per l’F35

Sebbene non sia stato firmato nessun ordine di acquisto, abbiamo preso un impegno con Lockheed Martin, anche se gli ordini di F35 sono poi passati da 131 a 90. Abbiamo contribuito con due miliardi di dollari allo sviluppo del progetto, con soldi governativi, e speso oltre 800 milioni di euro per costruire la fabbrica dello scalo militare di Cameri (Novara), che contribuisce alla produzione del cacciabombardiere”.

L’alternativa Eurofighter Typhoon

Il vero problema secondo Gaiani è che si continua a discutere di politica militare sulla base di schemi ideologici. “Prima di tutto – dichiara – bisogna stabilire cosa chiediamo alle forze aeree e valutare gli aspetti strategici industriali”. Il Typhoon, prodotto dal consorzio europeo Eurofighter di cui Finmeccanica è partner attraverso Alenia Aermacchi, “può essere utilizzato anche come cacciabombardiere. La Germania lo utilizzerà sia in attacco che in difesa aerea. Se Berlino adotta una scelta simile, con un budget destinato alla difesa pari al doppio del nostro, possiamo noi permetterci l’F35?”.

Perché non comprare altri Eurofighter piuttosto che affidarci ad un prodotto Usa di cui siamo subfornitori? “Con l’acquisto degli F35 – evidenzia il direttore di Analisi Difesa – ci mettiamo strategicamente nelle mani degli Stati Uniti e sul piano industriale siamo condannati al ruolo di subfornitori. Con l’Eurofighter avremmo invece un ruolo del tutto diverso, dal contributo alla produzione all’export. Ma da questa situazione gli Usa trarrebbero due vantaggi: rendere le forze aeree dei Paesi che optano per l’F35 loro sussidiarie e far diventare l’industria europea sempre più dipendente dalle commesse di Lockheed Martin. Al di là della cifra già spesa, è necessario stabilire una strategia. Lo slogan del presidente Usa Barack Obama è ‘Buy America’. Se lo fanno gli Usa, non possiamo farlo anche noi?”.

I problemi tecnici, e non solo, per l’F35 Lockheed Martin

Ma gli interrogativi sull’opportunità di un acquisto simile arrivano anche da altri fronti. L’F35 è tecnicamente in difficoltà ed è in ritardo nella linea di sviluppo. Il supercaccia, secondo le ultime indiscrezioni, sarebbe vulnerabile alle nubi temporalesche, al punto da rischiare di esplodere se colpito da un fulmine. Ma sarebbero emersi anche altri guai: si parla di problemi al software, all’integrazione delle armi, al casco che fornisce al pilota i dati dei sensori dell’aereo. E pure di crepe sulla parte inferiore della fusoliera, rilevate a dicembre sulla versione B. La Lockheed Martin ha risposto minimizzando e sostenendo che il programma per il velivolo F35 Lightning II prevede che i test sulla protezione antifulmine siano realizzati nella fase conclusiva delle prove in volo. Ma sono anche i costi, oltre ai problemi tecnici, ad essere lievitati. “Ci sono altri Paesi, come la Turchia, l’Australia e l’Olanda, che hanno deciso uno stop agli ordini”, spiega Gaiani. Il Canada ha addirittura bloccato l’acquisto di una flotta di 65 jet di quinta generazione della Lockheed Martin.

Un piano per le forze armate italiane

Secondo l’esperto la soluzione ideale per l’Italia sarebbe l’acquisto di “una ventina di F35 tra dieci anni solo per la portaerei Cavour. La versione B dell’F35 è infatti l’unico aereo in grado di compiere decolli su piste brevi e atterraggi verticali e quindi l’unico idoneo ad operare dalla nostra portaerei che impiega oggi velivoli Harrier. Si potrebbe quindi mantenere tutta l’Aeronautica sull’Eurofighter e per la Marina ci si dovrebbe dotare di venti F35 (versione B) prendendoli in leasing dagli Usa, scambiandoli magari con l’utilizzo che loro fanno delle nostre basi logistiche. Ciò permetterebbe di aumentare la produzione di aerei italiani e di potenziare la nostra tecnologia e quella europea, in concorrenza con gli Usa. Potremmo inoltre avere degli F35 indispensabili per la Marina ad un prezzo conveniente”.

“Non ha senso continuare a essere utili partner ubbidienti degli Usa dal momento che anche loro stanno cancellando degli ordini nei nostri confronti, come nel caso del C-27J per la Guardia nazionale americana e il G.222 per l’Afghanistan. Perché dovremmo restare in un programma in cui l’unica a guadagnare è Lockheed Martin?”, conclude.



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