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Il sud si ribella all’inganno fiscale di Berlusconi e Maroni

Dalle regioni del Sud giunge una bocciatura dell’ultima proposta fiscale del Carroccio. L’idea della Lega di trattenere in Lombardia il 75% delle imposte versate dal territorio ha prima sortito una reazione perplessa del ministro ed economista Piero Giarda, poi ha animato un dibattito all’interno del movimento liberista capitanato da Oscar Giannino, quindi ricevuto un giudizio critico ma non troppo da parte dell’ex ministro leghista Giancarlo Pagliarini ora sostenitore del centrosinistra nel voto per il Pirellone, e continua comunque a far discutere tecnici e addetti ai lavori.

Adesso si aggiunge la voce del sud e di un economista che da anni studia e approfondisce la finanza pubblica e derivata come Adriano Giannola: “La proposta di trattenere al Nord, nella cosiddetta “Padania”, il 75% delle tasse riscosse, come vorrebbero alcuni esponenti della Lega Nord, è incostituzionale e può aprire la strada alla secessione”, dice Giannola che è anche presidente della Svimez, l’associazione per lo sviluppo del sud che ha come soci le principali regioni del Mezzogiorno.

“La proposta – spiega l’economista – contrasta con la Costituzione in quanto mette in discussione il principio secondo cui tutti i cittadini italiani hanno gli stessi diritti civili e sociali nel ricevere i servizi per cui pagano appunto le imposte”. In altri termini, secondo Giannola, “non si può ammettere che a parità di ricchezza i cittadini del Nord debbano pagare minori imposte rispetto a quelli del Sud, e che a parità di bisogni, i cittadini del Sud abbiano meno diritti rispetto a quelli del Nord”.

“In questo momento di profonda crisi economica – continua il presidente della Svimez – è un’imperdonabile carenza pensare “per parti”, per di più contrapposte, senza declinare il tema della crescita in un’ottica Paese. Tanto più che il Mezzogiorno ha subito più intensamente negli ultimi anni le conseguenze della crisi”.

Lo dimostra, secondo i vertici di Svimez, la caduta maggiore del prodotto (in quattro anni, dal 2007 al 2011, -6,1% a fronte di -4,1% del Centro-Nord, per arrivare nel 2012 a -3,5% contro -1,4%) e il fortissimo taglio alla spesa per investimenti (-1,7% a fronte del -0,6% del Centro-Nord).

“In più – conclude Giannola – negli ultimi anni nel Mezzogiorno la spesa in conto capitale della PA anziché essere pari al 45% sul totale nazionale, come da obiettivo dichiarato, è crollata dal 40,4% nel 2001 al 35,4% nel 2007, per poi arrivare addirittura al 31,1% nel 2011. Dati che ulteriormente smentiscono il luogo comune secondo cui il Sud è inondato di risorse”.

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