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Senza me e Giannino, l’Italia finirà come l’Argentina. Parla Boldrin

Direttore del dipartimento di economia della Washington University in Saint Louis, liberale,
liberista, politicante ma non politico. Michele Boldrin è fondatore e membro attivo di Fare
per Fermare il Declino. Di passaggio a Londra per parlare alla City, ha trovato il tempo di una
chiacchierata con Formiche.net.

Dopo anni in accademia, chiuso nella cosiddetta torre d’avorio, com’è fare politica,
tornare in Italia, vedere cittadini e paesi che non aveva mai visitato
prima?

Prima di tutto voglio mettere in chiaro che non sono un politico. Mi sento più come San
Giovanni Evangelista. Vado in giro per l’Italia, vedo persone, parlo, discuto e dibatto nel
tentativo di risvegliarle, far vedere e spiegare l’effettiva situazione dell’Italia. E lo devo
ammettere, è strano: c’è una grossa percentuale di persone, direi intorno al 60 per cento, che
è più o meno consapevole del difficile periodo che l’Italia sta attraversando. Ma allo stesso
tempo permane quella caratteristica così tipicamente italiana, la certezza o perlomeno la
speranza che alla fine, in zona Cesarini, all’ultimo momento, con un colpo di coda di qualche
tipo riusciremo a uscirne e a superare questa crisi come già successo in passato. Ma non è così,
non questa volta: ed è mio compito, se vuoi la missione che mi sono imposto, di farlo capire al
maggior numero di persone.

Se non fa politica quindi cosa fa?

Eh, l’ho gia’ detto: sono come san Giovanni evangelista …. si scherza ovviamente.
Davvero: cerco di far comprendere la gravità della situazione al maggior numero di persone
possibile perché c’è un’Italia strana drogata dagli ultimi venti o trent’anni di assistenzialismo e
nazionalismo economico che bisogna scuotere, far uscire dal guscio, aiutare ad assumersi le sue
responsabilità.

Com’è spiegare il liberismo agli italiani? Per
molti la parola è quasi un insulto, non deve essere facile.

La mia risposta è sempre la stessa. Chiedo di spiegare cosa ci sia di liberista in un programma
che prevede il sostegno dei livelli di reddito di chi momentaneamente perde il lavoro anziché la
garanzia del posto di lavoro esistente o la tutela delle imprese inefficienti; l’adozione immediata
di una legislazione organica sui conflitti d’interesse e far funzionare la giustizia. E la risposta è
semplice: nulla, assolutamente nulla. E anche qui è da notare un’anomalia tutta italiana. Negli
anni abbiamo costruito un mostro, un mostro tentacolare che con i suoi artigli intacca i risparmi
privati. Nonostante ciò ogni volta che si tratta di tagliare una parte di quel mostro gli italiani ci
ripensano, dicono di no, trovano scuse e mille motivi per non farlo. Non può più essere così.
Bisogna tagliare, se non la testa, almeno uno dei tentacoli.

L’editorialista del Financial Times, Munchau, l’altro giorno ha detto che non è stato
Monti la causa dell’abbassamento dello spread in Italia, bensì la BCE di Draghi, cosa
ne pensa?

Munchau ha detto una cosa molto giusta e ovvia. Per capire basta guardare la Spagna e fare un
paragone. Arrivata la crisi, il Paese si trovava in una situazione che possiamo paragonare a quella
italiana. Se guardiamo adesso allo spread tra il bund tedesco e il bonos spagnolo vediamo che è
intorno a 330 basis points, mentre lo spread tra il bund e il btp è a 250. Conoscendo questi dati e ipotizzando che il governo spagnolo di Mariano Rajoy ha condotto un’azione di governo più o meno pari a quella di Mario Monti possiamo dire che Monti vale 80 punti di spread.

Quindi reputa in maniera positiva la Bce di Draghi?

Draghi ha fatto un buon lavoro, ma la Banca centrale non è la panacea, non può essere la
soluzione a tutti i nostri problemi.

Nel vostro programma l’Europa è poco menzionata e quest’anno si gioca la partita sui
fondi strutturali. Lei che tipo di Europa vede, come indirizzerebbe i fondi strutturali?

Mantengo la stessa posizione che avevo dieci anni fa quando ho scritto un paper
sull’argomento. I fondi strutturali non sono la soluzione, non sono nient’altro che una pioggia
di sussidi.

Il lavoro di Fabrizio Barca quindi non la convince?

No. Non è altro che una riedizione della Cassa per il Mezzogiorno. Non sono convinto.
Una cosa però devo chiarire: data l’esistenza dei fondi strutturali sarebbe da incoscienti non
reclamarli e non farne uso. Ma ripeto, se fosse per me li abolirei.

Il Monti politico invece come lo giudica?

Pessimo. Senza ombra di dubbio. Per 12 mesi e mezzo si è arroccato in una posizione super-
partes per poi diventare politico, scendere in campo, mettere il nome sul simbolo e presentarsi
alle elezioni. E poi devo dire che non vedo nulla di nuovo: un centrista finanziato da un grande
capitalista come Montezemolo.

Renzi invece?

Renzi è stato l’opposto di Monti. E’ stato fedele alla parola data e a Bersani, fin troppo fedele.

Nei rispettivi programmi condividete molti degli stessi punti, c’è mai stata possibilità
di una collaborazione? Di una discesa in campo insieme?

No mai. Alcuni personaggi vicino a Renzi hanno firmato il nostro manifesto, ma nulla di più.

Se alle politiche non raggiungete il 4 per cento cosa succede a Fermare il Declino?

Nulla, continuiamo come movimento e ci riproponiamo alla prima occasione.

La sua visione dell’Italia da qui a dieci anni qual è?

Se si segue il nostro programma saremo come la Svezia, altrimenti finiremo come l’Argentina.

Un’ultima domanda. Al di là di economia e finanza su questioni come aborto, diritti
degli omosessuali, matrimonio gay non vi siete espressi. Qual è la vostra posizione?

Non ne abbiamo voluto parlare per evitare strumentalizzazioni faziose. E’ un peccato, ma oggi
come oggi in Italia non si può discutere di questi temi in modo ragionato. Di conseguenza
abbiamo deciso di evitarli. Ci sono problemi più importanti: un’economia in recessione, una
burocrazia asfissiante, una produttività bassissima e via dicendo. Risolviamo questi problemi e
poi se ne potrà palare.

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