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È il petrolio il nuovo Allah dell’Islam radicale in Africa. Firmato: Sapelli

Un nuovo nemico invisibile sorge nella nuova Africa. Non ha confini e si alimenta dall’assenza dello Stato. Si tratta del nuovo progetto imperiale dell’islamismo radicale. Com’è è nato e quali sono le conseguenze che comporta? Le caratteristiche di questo fenomeno geopolitico ed economico sono state spiegate da Giulio Sapelli in un articolo pubblicato oggi sul Corriere della sera: “Chi combatte gli infedeli che hanno distrutto la Libia gheddafiana e che rischiano di dilagare se mai cadesse la Siria alawita – ha scritto lo storico ed economista Sapelli – sono ora i sostenitori di un nuovo regime imperiale africano postcoloniale: sono gli islamisti radicali, salafiti e jihadisti di varie sette che, occupato che fosse il Mali, si espanderebbero più rapidamente sia a ovest, verso l’Algeria e il Niger, sia a sud verso il Burkina Faso e la Nigeria e poi, da lì, il Congo”.

Ma quello che spinge la lotta di questi nuovi gruppi fondamentalisti non è l’ideologia né progetti politici per i Paesi africani. Quello che vogliono gli islamisti è prendere possesso delle risorse energetiche della regione. Per questo, secondo Sapelli, il sequestro in Algeria – finito in uno spargimento di sangue – è avvenuto in un impianto petrolifero condiviso dalla Bp, Statoil e Sonatrach: l’azione di rivendicazione era simbolica e non si limitava all’intervento militare della Francia in Mali. Quello che sta avvenendo in Africa non è una semplice avanzata politica, ma una strategia marchiata dal potere del petrolio”.

L’Europa ha davanti a sé un importante test da superare. Secondo lo storico dell’economia Sapelli, è proprio per il valore del fattore energetico in questa vicenda che la Germania non è rimasta neutrale: “Non si può, oggi, condurre la politica postcoloniale africana solo come si faceva un tempo, intrecciando legami con i gruppi dominanti africani. Oggi anche il potere delle organizzazioni, neo clanistiche e post tribali, è posto in discussione da un attore geo-strategico e politico che sino a oggi in Africa non avevamo mai conosciuto: l’Islam radicale”.

Le risorse (tecnologiche ed umane) sono disponibili, ma è necessario un rinnovamento del pensiero politico per riuscire ad affrontare la sfida e non compromettere il futuro. E in questo quadro, secondo Sapelli, l’Italia non può non fare sentire la sua voce – anche militarmente – per non essere esclusa.



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