La Cina potrebbe essere un potenziale fattore di stabilità in Afghanistan. Un prospettiva che non dispiace all’amministrazione statunitense e che per Pechino, come sta già avvenendo, vorrebbe dire mettere un piede nelle riserve minerarie del Paese. La Repubblica popolare sarebbe il vero vincitore del conflitto afgano, nota l’Associated Press, senza aver pagato tributi di sangue. La sicurezza, o meglio la mancanza di sicurezza, sarà la principale sfida per Pechino, anche in vista del ritiro delle truppe internazionali nel 2014. Le imprese cinesi hanno già messo al sicuro tre contratti multimilionari, senza sentirsi al sicuro non potranno tuttavia sfruttarli a pieno.
A dimostrare l’attenzione della dirigenza di Pechino per l’Afghanistan lo scorso settembre lo zar della sicurezza cinese, Zhou Yongkang è andato in visita a Kabul annunciando un programma d’addestramento oltre Muraglia per 300 poliziotti afgani. Per Pechino l’obiettivo è doppio. A quello economico si accompagna la necessità di garantire la sicurezza nella regione autonoma dello Xinjiang, teatro nel 2009 di una violenti scontri e della repressione contro la comunità uigura e attraversata da fermenti autonomisti.
Intanto nel 2007 il China Metallurgical Group si era aggiudicato il diritto esclusivo di estrarre rame dalla miniera di Aynak per 3 miliardi e mezzo di dollaro. Lo scorso giugno la China National Petroleum Corporation ha iniziato ii lavori per l’esplorazione di tre bacini petroliferi nell’Amu Darya. Ma già a dicembre del 2007 la Cina era diventata il primo Paese a siglare un contratto petrolifero con Kabul.
L’importanza dell’Afghanistan per Pechino sta inoltre nella politica cinese in Asia centrale dove scrive l’Asia Times Online, cerca di riposizionarsi in risposta alla strategia euroasiatica di Mosca e al tentativo russo di integrare la regione andando a toccare gli interesse di altri attori esterni come gli Usa, l’India, l’Iran. È l’AP ha ricordare i crescenti legami tra la Cina e i Paesi della regione, dal Turkmenistan in cui il commercio con la Cina frutta un 21 per cento del Pil al Tagikistan dove la percentuale sale al 32 contro il 12 percento del 2006
“Un Afghanistan stabile è di vitale importanza per la Cina dopo il ritiro delle truppe e durante la transizione.” ha spiegato Wang Lian esperto di Asia centrale all’università di Pechino.