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Laicità: Il biblista Carlo Enzo batte i marxisti-ratzingeriani

Laicità, assente nella cultura e nella politica italiana, trionfa nella Francia socialista di François Hollande. Paradossalmente, però viene riscattata dal biblista Carlo Enzo, come sostiene in questo articolo della scrittrice Noemi Ghetti.

“Gli ultimi mesi del 2012 si sono chiusi con la sconcertante scoperta, attraverso un articolo del quotidiano della Cei, Avvenire, dell’esistenza di una nuova specie di comunisti, i marxisti-ratzingeriani. Pietro Barcellona, Mario Tronti, Giuseppe Vacca, Paolo Sorbi hanno raccolto e pubblicato il risultato di una lunga serie di incontri nel libro Emergenza antropologica: per una nuova alleanza tra credenti e non credenti. Invocando l’avvento di un “nuovo umanesimo”, i quattro propongono l’uscita dal “relativismo etico”, individuato come la causa della crisi della sinistra, sotto gli auspici dei “valori non negoziabili” indicati da Benedetto XVI.

Ma proprio nei giorni in cui Mario Tronti manifestava apprezzamento per l’espressione del Premier “salire in politica”, il Corriere della Sera metteva in guardia contro la nuova forma di cattocomunismo nell’articolo del 30 dicembre, A lezione dal compagno Ratzinger. E il 28 dicembre un inatteso spiraglio di luce laica appariva su Repubblica: l’intervista di Antonio Gnoli Rileggere la Bibbia a Carlo Enzo, in cui il biblista raccontava i suoi “tormentati rapporti con la Chiesa”, portando alla conoscenza dei non specialisti della materia un’originale ricerca.

Nato 85 anni fa da un maestro vetraio a Burano nella laguna veneta, Enzo da oltre quarant’anni continua nel silenzio l’eterodosso studio a cui ha dedicato la vita, applicando l’antico metodo esegetico del midrash (ricercare) alla lettura delle Scritture. Con risultati così spiazzanti che nel lontano 1970 fu interdetto dall’insegnamento dal patriarca di Venezia Luciani. Il futuro papa gli strappò di mano il microfono durante una lezione in cui Enzo spiegava che, secondo l’Apocalisse, la piena realizzazione in tutti dell’Elohim, che è proprio di ciascun popolo, avrebbe segnato la fine della Chiesa e del sacerdozio.

Se abbiamo compreso bene, nei testi sapienziali ogni popolo della Mezzaluna fertile ha il proprio Elohim: parola che non significa Theos, l’assoluto. L’Elohim soffia nell’uomo-Adamo (adamah è la terra rossa delle piene del Nilo) non lo spirito, ma l’anelito vitale che lo spinge a un grado di realizzazione sempre maggiore. Nell’Antico Testamento insomma non esiste un Dio unico e assoluto. “Questo – sostiene Enzo – accade in una fase successiva. Quando finisce col prevalere la maschera, ossia una lettura deviata della Bibbia, favolistica, irreale”.

Osserviamo che ancora una volta lo studio dell’origine e del suono delle parole, liberandole da risemantizzazioni di significati a volte anche opposti a quelli con cui sono nate, giunge a esiti sorprendenti quando si cimenta con il lessico che dà un nome alle dinamiche invisibili, agli affetti e alle immagini senza parola della sfera più intima della realtà umana.

La filologia, come il giovane Nietzsche aveva intuito, può essere la via règia per comprendere il senso degli antichi testi, piegati a significati falsi in gabbie ideologiche più atroci del famigerato toro di Falaride, che alterava le urla delle vittime imprigionate e arse al suo interno.

Così, secondo Enzo, creazione non significa creare dal nulla, come potrebbe fare un Dio. Creare è pensare un uomo nuovo, che cerca di educare, di sviluppare il proprio adamah: “Ci siamo abituati a leggere la Genesi come la storia di un dio che in sei giorni crea l’universo. Ma quando il popolo ebraico nasce, quell’universo c’è già e quel popolo non ha assolutamente intenzione di rifondare l’universo”.

Come non esiste creazione, non esiste il peccato originale, interpretazione tarda, avanzata da Agostino nel IV secolo d.C.. In ebraico la parola ‘peccato’ significa omissione di fare qualcosa di buono più che offesa a Dio. Scoperte eterodosse, mettono in crisi l’interpretazione ufficiale della Bibbia, con tutte le superfetazioni ermeneutiche su cui si regge la dottrina della Chiesa.

Uno studio controcorrente coraggioso, analogo a quello compiuto da Giovanni Semerano rispetto alla lingua e alla filosofia greca, che incoraggia anche il non credente ad addentrarsi in un campo di studio considerato magari estraneo.

Così, tra i cinque volumi di Enzo già editi e il libro dei marxisti ratzingeriani, il lettore laico che per avventura fosse alla ricerca di , tema poco frequentato nella campagna elettorale, non avrebbe dubbi. Sceglierebbe i primi”.

di Noemi Ghetti

 


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