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Lavoro: Primum riformare sistema bancario e finanziario

Certo, il lavoro va assunto – dalle forze progressiste – come una priorità perché una società umana non puo’ tollerare, al suo interno, disoccupati per un fatto di dignità e di rispetto delle persone. Si sacrifichi tutto, pertanto, ma nessuno deve essere lasciato senza lavoro che è, sì, ‘pane’, ossia autonomia dai bisogni necessari e indispensabili alla sopravvivenza, ma anche la premessa per rendere – immediatamente dopo – disponibili quelle condizioni, conoscenza, istruzione, formazione, cultura, tempo libero, qualità della vita, indispensabili alla libera crescita individuale. Per questo obiettivo ambizioso – la piena occupazione – le forze progressiste sono obbligate a definire un progetto per un modello di società alternativo all’attuale, imposto dal capitalismo finanziario. E la leva su cui agire subito e’ la ‘regolazione’ e il ‘contenimento’ dei profitti e delle rendite finanziarie se si vuole avviare un nuovo modello di crescita e di sviluppo che assuma la piena occupazione come variabile indipendente, riducendo drasticamente l’orario di lavoro, anche a scapito del livello di incremento del benessere collettivo. Le persone possono affrontare benissimo una situazione in cui vedono ridursi il proprio livello di benessere – disporre di minori beni materiali non durevoli, superflui e voluttuari – se acquistano in possibilità di fruire di beni immateriali durevoli e universali: piu’ conoscenza, piu’ cultura e piu’ tempo libero. Ma la grande ‘riforma strutturale’ da fare è quella del fisco che pero’ puo’ funzionare ad una sola condizione: che passi per la visibilità, la trasparenza e la volontà di vedere come funziona l’apparato bancario e finanziario. Se non si penetra, non si allargano le maglie di questa ‘cortina’ che si interpone tra aziende, patrimoni privati, redditi privati e redditi societari, e la mano pubblica, il governo, se non si frantuma questa ‘rocca inaccessibile’ ed ‘irresponsabile’ che è appunto il sistema creditizio e finanziario, come dimostra il caso del Monte Paschi di Siena, difficilmente una riforma fiscale sarà seria, operativa, efficace. Non è ammissibile che di fronte allo ‘scandalo Mps’ – l’acquisto di Antonveneta prima, dei ‘derivati’ poi – si debba assistere allo sconcertante balletto di scarico di responsabilità tra il Ministro del Tesoro, Vittorio Grilli: “I controlli spettano a Bankitalia”; il Premier, Mario Monti: “Domande su banche italiane e derivati vanno rivolte a chi ha maggiore competenza: il ministero dell’Economia e la Banca d’Italia” e lo stesso Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco: “Banca d’Italia non fa un’azione di polizia, cura la sana e prudente gestione laddove la gestione sembra imprudente interviene”. Si è di fronte ad un sistema creditizio e finanziario ‘rocca inaccessibile’ che più di ‘cristallo’ è fatta di ‘pietra pomice’ ed appare come ‘un concilio di sapienti’ che sanno alcune cose importanti che la gente ignora perchè le cose della moneta sembrano difficili, ma sono soltanto sofisticate. E questa ‘rocca inaccessibile’ le forze progressiste non la dovrebbero piu’ tollerare, ha già fatto troppi danni, come l’ideologia del libero mercato che regola tutto, a tutti: alla gente comune e all’economia reale. Le cose così non possono durare, pena il decadimento di una democrazia che rinuncia ad essere se stessa, perché incapace di reagire per scarsa fiducia nella sua volontà o perché timorosa di ‘non reggere’ l’inevitabile scontro con gli agguerriti titolari degli interessi offesi, per aver osato toccare il Sancta Sanctorum del Potere. Una ‘riforma strutturale’ di questa portata, che mette in discussione il contegno degli operatori finanziari e che puo’ dare alle persone una prospettiva di vita dignitosa, non di una terza forza, non di una forza moderata, c’e’ bisogno, ma di una forza laica, riformista che si ispiri ai valori fondamentale del socialismo: libertà, uguaglianza, giustizia sociale, solidarietà.


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