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Le prigioni polacche della Cia

Troppo compromettente per la politica locale l’indagine sulle detenzioni illegali di sospetti terroristi in prigioni della Cia sul territorio polacco. Le inchieste sono a un punto di stallo, denunciano gli avvocati di due ex detenuti. Polonia e Lituania sono gli unici due Paesi a indagare sul programma di Washington per portare i prigionieri in Paesi terzi e interrogarli senza le garanzie date dalla legge statunitense. E il caso polacco potrebbe costituire un precedente anche per altri Paesi.

Trascorsi cinque anni dall’apertura le indagini procedono tuttavia a rilento. Gli investigatori chiedono una proroga all’inchiesta che dovrebbe chiudersi il mese prossimo. Gli avvocati dell’accusa denunciano il controllo politico sul caso. Di contro funzionari governativi sottolineano l’indipendenza delle indagini mentre l’ambasciata statunitense a Varsavia ha scelto la strada del silenzio perché a essere sotto osservazione sono temi di intelligence.

Sia con la chiusura delle indagini sia con il loro proseguimento Varsavia rischia politicamente, scrive la Reuters. Come spiegato all’agenzia britannica dal senatore Jozef Pinior, sostenitore della ricerca della verità sulle operazioni Usa in Polonia, il lavoro degli investigatori è stretto tra la volontà di fare chiarezza e quella di parte dell’apparato di sicurezza di mantenere tutto segreto.

Secondo i documenti presentati dagli avvocati, il saudita Abd al-Rahim al-Nashiri e Abu Zubaydah sarebbero stati condotti nell’accademia dell’intelligence a Stare Kiejkuty, circa 180chilometri a nord della capitale, e lì interrogati. Per gli statunitensi entrambi i detenuti erano pericolosi. Zubaydah sarebbe stato a capo di un campo d’addestramento in Afghanistan, al Nashiri invce coinvolto nell’attacco del 2000 alla nave statunitense Cole in Yemen costato la vita a 17 marinai.

L’unico ufficiale polacco a confermare pubblicamente l’esistenza di prigioni Cia nel Paese fu nel 2010 il capo dei servizi militari, Marek Dukaczewski che parlò di collaborazione con gli Stati Uniti nella lotta contro militanti violenti, senza tuttavia entrare nei dettagli di quanto accadeva nell’accademia usata a suo dire dagli statunitensi di ritorno dall’Afghanistan come luogo d’addestramento e riposo, ma dove invece i detenuti sarebbero stati sottoposti a trattamenti inumani e degradanti. Operazioni condotte non soltanto in Polonia, ma anche in Lituania, Romania e Thailandia come denunciato anche dal Consiglio d’Europa e dalle Nazioni Unite

L’inchiesta sollecitata dal Consiglio d’Europa è stata trasferita da Varsavia a Cracovia lo scorso anno. Da allora sembra essersi arenata. Secondo la Reuters i risultati avrebbero condotto a personaggi molto in alto tra i servizi polacchi, perciò il cambio di sede.

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