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Tripoli, Tunisi e Algeri guardano le frontiere

I primi ministri di Libia, Algeria e Tunisia hanno trovato un accordo nel fine settimana per garantire la sicurezza lungo i confini tra i tre Stati e sradicare il contrabbando di armi e droga. Il vertice tra il premier libico Ali Zeidan e i suoi omologhi si è tenuto nella città di Ghadames. Le misure concordate prevedono l’aumento dei posti di guardia e delle pattuglie lungo chilometri di frontiera nel deserto. Durante il vertice si è discusso anche della situazione in Mali per l’intervento francese a sostegno di Bamako per fronteggiare le milizie islamiste nel nord del Paese.

Le frontiere libiche sono diventare sempre più instabili dalla caduta del regime del colonnello Muammar Gheddafi nel 2011. Come scrivono su Al Jazeera, Jason Pack e Abdullah Elmaazi, mentre l’attenzione internazionale si concentra maggiormente sulla Cirenaica per l’attacco che lo scorso 11 settembre portò alla morte dell’ambasciatore statunitense, Christopher Stevens, poco si conosce della situazione nel meridione del Paese. Lo scorso 5 gennaio ricordano, il presidente Mohamed al Magariaf è sfuggito a un attentato nella regione di Fezzan.

I due commentatori non fanno tuttavia della questione un problema esclusivamente di sicurezza. Occorrono piani per lo sviluppo economico della regione che deve essere integrata nel Paese e che potrà diventare un attore nella pacificazione del Sahel. Lo sviluppo economico favorirebbe anche l’occupazione nei Paesi confinanti e alleggerirebbe le condizioni dei lavoratori migranti irregolari. Una soluzione potrebbe essere la trasformazione dell’aeroporto di Sebha in un hub regionale. Il Fezzan è inoltre una delle regioni più adatte al mondo per lo sviluppo delle energie rinnovabili in particolare del solare. Per fare ciò, scrivono Pack e Elmaazi, occorre una collaborazione tra l’università di Sabha e gli atenei europei e statunitensi.

La questione sicurezza non è tuttavia da dimenticare. Senza miglioramenti le società straniere e i tecnici potrebbero essere riluttanti a scegliere la Libia. Ma Tripoli ha le connessioni internazionali e le conoscenze per innescare il circolo virtuoso.

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