Ma che ci fa ancora la Mc Donald’s in un Paese di arcaici?

Alla dichiarazione della Mc Donald’s, azienda leader della ristorazione fast food, la CGIL nostrana attacca il colosso di Chicago accusandola di diffondere il precariato. Siamo un paese strano.
Alla fine degli anni 90 a Modica, nella zona commerciale, la Mc Donald’s aprì il suo punto vendita. Insegne e loghi che avevano avuto successo in tutto il mondo, omologando anche il più autentico dei luoghi esotici,  apparvero anche nel Sud-Est della Sicilia.
Dopo neanche due anni, nottetempo, quelle stesse insegne e quegli stessi loghi se ne stavano faccia all’aria sul camion che se li portò via. – Le scacce battono gli hamburger! – tuonarono i Modicani. Il nemico invasore era stato cacciato.
Il problema non è la politica, non è il sindacato. Il problema siamo noi. L’italiano, per usare la lingua della sociologia dei consumi, è un arcaico. In particolar modo rispetto al cibo. E’ fortemente refrattario a tutto ciò che è troppo pubblicizzato. A ciò che è troppo prodotto di marketing. L’arcaismo si illude di farsi astuzia. Se una cosa è troppo pubblicizzata, se un marchio è troppo forte vuol dire che la roba non è buona. E quindi meglio di no. Anche il nostro boom economico fu boom senza botto. Perché i consumi non furono mai consumistici. Nel senso capitalistico del termine. E chissà in quanti siamo fieri di questo. Prima fra tutti la pauperistica Chiesa Cattolica. Ricca dentro, povera fuori.
Il lavoro buono è quindi quello in secreto, quello atavico della cascina, magari con la lumachina sopra che permette di vendere al triplo del prezzo il pomodoro a forma di banana che i contadini avevano smesso di fare perché era una camurria.
E così, quando una grande multinazionale offre posti di lavoro, rispondiamo: – Nzu, non ci piace -. Troppa pubblicità. Se li fosse assunti con un contratto part-time dandogli in nero l’altro 50%, senza fare troppo rumore, il sindacato gli compilava anche la dichiarazione dei redditi.