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Ecco come galoppano le ex colonie. I primati di Macao, Timor Est e…

L’economia delle ex colonie portoghesi correrà più veloce di quella di Lisbona, uno degli anelli deboli della crisi europea. Il ribaltamento del passato coloniale emerge dai dati diffusi dall’Economist Intelligence Unit sui Paesi che più cresceranno nel 2013.

In cima alla classifica del settimanale britannico svetta la Mongolia, con un tasso dell’18,1 per cento, trainato da settore minerario, tesoro del Paese centroasiatico. Nelle prime dieci posizioni, sottolinea il Washington Post, trovano spazio tre ex colonie portoghesi: Macao seconda, Timor Est sesto e Mozambico settimo a pari merito con l’Irak.

Macao, ora regione amministrativa speciale della Cina, cui è tornata nel 1999, deve la sua ricchezza alla fiorente industria del gioco d’azzardo. La città è ormai il più grande mercato delle scommesse al mondo. Nel 2012 il giro d’affari ha toccato i 38 miliardi di dollari e ha fatto registrare un aumento del 13,5 per cento rispetto all’anno precedente, sebbene il tasso di crescita sia stato inferiore all’incremento del 42 per cento del 2011. Colpa del rallentamento della Repubblica popolare che tuttavia non impedirà alla città di crescere trainata da casinò e turismo.

Timor Est festeggia con un 8,3 per cento di crescita la fine della missione di peacekeeping che ha vegliato sulla sicurezza del giovane Stato dopo l’indipendenza dall’Indonesia nel 2002 e in particolare dopo le violenze del 2006. Un risultato costruito sia sulle riserve petrolifere sia sugli investimenti del governo di Dili.

Sebbene continui a essere un Paese ancora povero, entra nella topo ten anche il Mozambico che secondo le previsioni farà registrare una crescita del 8,2 per cento (con una media del 7,2 nell’ultimo decennio) basata sulla scoperta di giacimenti di gas naturale e carbone. Una crescita sottolineata dal sempre maggior numero di portoghesi registrati presso l’ambasciata nella capitale Maputo, in aumento del 21 per cento tra il 2009 e il 2011.

Di contro, nota il Post, sono proprio alcuni dei cosiddetti Pigs a scivolare più rapidamente verso il basso. Portogallo, Spagna e Grecia sono in fondo alla classifica dell’Economist con tassi di crescita tutti preceduti dal segno meno. “La recessione sarà ancora più profonda e aumenterà la disoccupazione”, scrive il settimanale britannico parlando del terzo anno consecutivo di contrazione per l’economia portoghese e del conseguente intensificarsi delle proteste popolari.

Segno dei tempi che vedono tra i Paesi che crescono più velocemente le nazioni dell’Asia e dell’Africa, compresi alcuni usciti da conflitto, oltre la già citato Irak,la Libia.

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