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E’ giusto che l’Italia appoggi la Francia in Mali

“L’Italia deve dare un appoggio politico forte all’azione in Mali, un sostegno logistico chiaro e assicurare negli organismi internazionali che l’Onu e l’Ue abbiano il controllo della situazione”. E’ quanto dice il sottosegretario alla Difesa, Gianluigi Magri, in una conversazione con Formiche.net, alla vigilia del dibattito domani in Parlamento.

Magri difende la decisione della Francia di intervenire in Mali, ribatte alle critiche su un’Europa debole, chiosa lo scarso attivismo degli Stati Uniti e mette in guardia dai pericoli di un espansionismo qaedista: “La crisi maliana non deve far pensare ad un problema circoscritto, ma nasce da una strumentalizzazione delle rivendicazioni touareg unite a movimenti algerini e di forze provenienti dall’instabilità di Egitto e Libia”.

“Storicamente – aggiunge Magri – questa è una zona di influenza francese, ma negli ultimi anni è diminuita l’influenza europea ed è aumentata quella cinese in tutta l’Africa occidentale, dagli accordi di pesca allo sfruttamento delle materie prime”.

“Al qaeda ha approfittato di questa situazione che, unita all’instabilità nel golfo di Guinea e alla lentezza del Dipartimento di Stato nell’ultimo mese, ha creato nuovi spazi nell’Africa subsahariana”.

“Sicuramente – dice il sottosegreario alla Difesa – il cervello di al Qaeda ha visto anche il rallentamento dovuto alle elezioni americane e l’opportunità di distogliere l’attenzione dalla Siria come aveva recentemente fatto con la crisi nel sud del Libano. Questa situazione permetterebbe una saldatura qaedista dalla Somalia, al Darfour, al Ciad fino al Mali approfittando della labilità dei confini egiziano e libico a sud”.

“Qualcuno accusa la Francia di essere intervenuta per proteggere i propri approvvigionamenti di uranio – aggiunge Magri – ma non dobbiamo dimenticare come dal Mali, al Niger, alla Nigeria e agli altri paesi limitrofi si giochi una partita che, oltre alle ripercussioni regionali su stabilità e sicurezza e su disponibilità di acqua e cibo avrebbe nel breve periodo conseguenze importanti sui mercati energetici globali”.

“Poco più di un mese fa al 5+5 di  Rabat il Ministro della difesa spagnolo disse di considerare il Mali un problema africano mentre il viceministro francese ribadì la volontà di tutelare oltre al governo legittimo anche gli oltre 6000 cittadini francesi in quel territorio  e gli interessi economici e strategici. Gran Bretagna, Germania, Danimarca, Olanda e Belgio hanno immediatamente appoggiato l’azione della Francia che è coerente con la risoluzione ONU 2085 del 20 dicembre scorso. I ministri degli esteri dall’UE hanno affrontato il problema nei giorni scorsi a Bruxelles cercando una posizione comune. Sarebbe comunque stupido non capire l’importanza di quella regione nel mercato energetico mondiale”.

“Non dimentichiamo – ricorda Magri – che l’intervento è stato richiesto dal Governo del Mali e condiviso da un grande numero di paesi africani che stanno inviando truppe in appoggio.Vorrei inoltre ricordare come su tali posizioni si sia autorevolmente già espresso Romano Prodi, inviato speciale dell’ONU per il Sahel”.

“L’Europa non ha una posizione fortemente unitaria? Oltre a quanto già detto vorrei ricordare che contrariamente ad altre vicende perfino Lady Ashton si è mossa e come i più grandi Paesi europei concordino ufficialmente sull’appoggio concreto all’iniziativa francese. Martedì prossimo si discuterà in Parlamento la posizione italiana finora comunque rispettosa delle posizioni ONU e UE”.

“Il Parlamento è ovviamente sovrano – Auspico che L’Italia mantenga negli organismi internazionali la linea coerente delle grandi democrazie garantendo, oltre al piccolo numero di istruttori militari già definito dalle missioni UE, la disponibilità all’appoggio logistico”.



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