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Manila chiede l’arbitrato per le dispute con la Cina

Le Filippine si appellano alla legge per dirimere la disputa territoriale con Pechino nel Mar cinese meridionale. Il segretario agli Esteri, Albert del Rosario, ha annunciato l’intenzione di chiedere un arbitrato all’Onu, perché le azioni politiche e diplomatiche si stanno ormai esaurendo. Le tensioni attorno alle Scarborough si sono intensificate fino al confronto a viso aperto dello scorso aprile tra le navi dei due Paesi.

Manila ha convocato l’ambasciatore cinese, Ma Keqing, per informarlo delle prossime azioni. Le Filippine si appellano alla Convenzione Onu sul diritto del Mare di cui entrambi sono firmatari. Cina e Filippine rivendicano la sovranità su quelli che sono poco più degli scogli, ma nei cui fondali si stima ci siano riserve per 30 miliardi tonnellate di petrolio e 16mila miliardi di metri cubi di gas, paria un terzo delle riserve i greggio e gas della Cina, secondo le cifre date dall’agenzia ufficiale Xinhua. Oltre naturalmente a essere tratti di mare pescosi e in posizione strategica per il controllo delle rotte.

Non è tuttavia chiaro se la decisione del tribunale sarà di qualche utilità non avendo potere per farla applicare. Nei mesi scorsi il governo filippino aveva cercato l’appoggio dell’Associazione delle nazioni del Sudest asiatico, di cui molti membri sono coinvolti in dispute con Pechino. L’Asean è giunta a un accordo per esortare la Cina ad aprire un dialogo per arrivare a un codice di condotta. Un risultato sofferto, con l’organizzazione che al vertice dello scorso luglio non era riuscita a produrre un comunicato congiunto, per la prima volta in 45 anni, proprio per le divergenze sulle questioni marittime, con Vietnam e Filippine schierate contro la presidenza cambogiana ritenuta troppo schiacciata sulle posizioni cinesi.

Sul fronte delle isole Senakaku-Diaoyu invece un inviato del governo nipponico è arrivato a Pechino per cercare di stemperare la tensione che nei scorsi ha fatto paventare un possibile scontro armato tra i due Paesi.“È importante normalizzare le relazioni”, ha detto Natuso Yamaguchi, parlamentare del New Komeito, partner di minoranza del governo guidato dai liberal-democratici usciti vittoriosi dal voto di dicembre.

Come nel caso filippino anche nello scontro sino-giapponese oggetto della contesa sono isolotti disabitati ma ricchi di risorse e in posizione strategica, che il governo di Tokyo ha di fatto nazionalizzato lo scorso settembre acquistandoli dai vecchi proprietari. Gesto che ha provocato la dura reazione dei cinesi e un’escalation della tensione con entrambe le parti che nelle ultime settimane hanno mostrato i muscoli e inviato aerei da combattimento, senza arrivare però a uno scontro.

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