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Cosa ha detto (e cosa voleva dire) Matteo Renzi da Daria Bignardi

Cerca di svicolare dalle domande di Daria Bignardi sul suo futuro, ma alla fine non c’è dubbio: Matteo Renzi c’è. E ci sarà. Dopo quasi due mesi di assenza, Renzi torna in tv, primo ospite della nuova stagione delle Invasioni barbariche su La 7. È lì per sostenere il suo segretario Pierluigi Bersani in questa campagna elettorale, anche se ammette sincero che aver perso le primarie gli ha “roso, come si dice a Roma”, e fa capire che il suo sogno di cambiare davvero le cose in Italia non si è spento.

Al “Ci riproverà? Vuole vincere?” della Bignardi, il sindaco sorride e dice un semplice “sì” ma con una nuova consapevolezza. Del resto, per dirla con le parole di una canzone dell’ospite che lo ha succeduto, Tiziano Ferro, “se non uccide, fortifica”. Perdere gli ha fatto bene, appare più vero e meno presuntuoso quando sul finale rivela l’errore più grande della sua corsa fin qui, citando Michael Jordan: “Con il talento si vincono le partite, con il gioco di squadra si vincono i campionati. Abbiamo puntato troppo al talento e poco al gioco di squadra”.

Ma ricostruiamo i punti salienti dell’intervista.

L’endorsement per Bersani
Tutti i suoi sforzi ora, spiega il sindaco, sono per portare Bersani a Palazzo Chigi: “Voglio che Bersani vinca e il Pd governi per cinque anni e sono impegnato in questo e penso sia la scelta migliore per il Paese”. Per questo, sarà al suo fianco il primo febbraio a Firenze in quello che non vuole si chiami un “comizio”. Ribadisce la sua lealtà, “valore molto importante per un politico”, verso il candidato premier del centro-sinistra, anche se alla conduttrice che gli chiede se i due si sentono spesso, risponde: “il giusto”. E non risparmia al partito una stoccata sull’affaire Monte dei Paschi: “Quindici anni di cattiva politica rischiano di affossare Mps. Spero che il governo Bersani tenga distinte banche e politica. Ci sono delle responsabilità evidenti in chi ha amministrato la città, e un eccesso di cattiva politica”. Così, bolla come “ingenerose” le polemiche che ci furono sulla sua cena alla quale partecipò anche il finanziere Davide Serra, ora passato con Monti.

Monti, tra Casini e Fini
In quanto intercettatore principe del voto moderato, Renzi va subito all’attacco di Mario Monti che, dice, lo ha deluso: “Poteva fare il Ciampi, ha scelto di fare il Dini. Poteva farlo, ma doveva dirlo”. Invece il Professore ha ribadito per “un anno e mezzo ‘non mi candido’, e poi l’ha fatto. Siamo pieni di politici che non mantengono la parola data. Non posso permettermi di giudicare Monti. Ma vi sembra naturale?”.
Quanto alle possibilità di un rinnovamento con Fini e Casini, Renzi la butta sul ridere con un riferimento a un giudice del programma del momento, Masterchef, che arriverà dopo e non mancherà di lodare il sindaco: “è come andare dallo chef Cracco e chiedere pane e acqua. Una cosa assolutamente folle”, ironizza Renzi.

Occhio a Berlusconi
Avverte il suo partito di stare attento alle potenzialità di Silvio Berlusconi: “L’errore più grande sarebbe quello di sottovalutare Berlusconi, che è uno che, per tre mesi ogni cinque anni, affitta la speranza”. E giudica “pericoloso” il gesto del Cavaliere che spolvera con la mano la sedie nello studio di Servizio Pubblico perché tende a far credere che “lui in questi anni non sia mai stato al Governo. Per questo il Pd deve riportare “l’entusiasmo delle primarie altrimenti ci sta che Berlusconi mettendo insieme tutti, perfino i ‘due liocorni’ Razzi e Scilipoti rischia di vincere le elezioni”.

Renzi unisce Casini e Camusso
Alla domanda su chi preferisce tra Monti e Camusso, il primo cittadino fiorentino si dice “deluso” dal Professore ma “lontano” dalla leader della Cgil. E approfitta per ricordare un episodio del periodo delle primarie quando nel giorno del ballottaggio Camusso e Casini sono intervenuti “nella tv pubblica a parlare male di me”. In questo modo, ha concluso il sindaco di Firenze, “io faccio da trait d’union tra Camusso e Casini”.

Su D’Alema io non ho cambiato idea
A proposito di chi parla male di lui, Renzi crede poco alle attuali lodi di uno dei suoi più grandi nemici all’interno del Pd, Massimo D’Alema: “mi fa piacere che abbia cambiato idea su di me. Io su di lui non l’ho cambiata” dice e confessa di aver sorriso all’idea che gli stessi che lo consideravano fino ad un mese prima “un male assoluto, un infiltrato, un ragazzino presuntuoso” adesso ne riconoscano la coerenza. Perché se è vero che “chi non cambia mai idea è un cretino, allora noi abbiamo dei Geni in Parlamento”.

Su Twitter la lode che non t’aspetti
Piace il sindaco di Firenze al popolo dei social network. E nella puntata “parallela” delle Invasioni barbariche su Twitter arrivano tanti apprezzamenti. Mario Lavia di Europa commenta secco: “Obiettivamente, Renzi con lode”. Anche Corrado Formigli condivide, citando il sindaco sulla sconfitta alle primarie: “Ho battuto una musata. Renzi però ha stile e suona vero”. La blogger Guia Soncini preferisce il sindaco alla squadra che gli sta intorno: “renzi è di quelle sei-settecento grandezze più simpatico dei suoi endorser, comitati, candidati, spin, sarcazzer”. E, a sorpresa, arrivano anche le lodi di Oscar Giannino, leader di Fare per fermare il declino che tra tutte le forze in campo, rimpiange che non ci sia quella di Renzi: “Destra incredibile, sinistra di sempre, Monti pieno di vecchi ex e nuovi conflitti d’interesse. Eppoi dicono che non serviva Renzi”.



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