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Cosa vuole fare davvero Matteo Renzi?

Il Matteo Renzi della campagna elettorale di Pierluigi Bersani? Missing. La sua promessa solenne pronunciata nel pranzo romano con Pierluigi Bersani di impegnarsi in prima persona per la campagna elettorale del Pd sembra al momento disattesa. Ma perché? I giornali parlano oggi di un nuovo grande freddo sceso tra i due ex sfidanti alle primarie a causa di una questione locale legata al Maggio fiorentino.

La questione del Maggio
Ieri in consiglio comunale la minoranza bersaniana ha presentato un ordine del giorno per chiedere la revoca di dieci licenziamenti del Maggio musicale firmati da Renzi lo scorso 31 dicembre; di fatto tentando di mettere sotto il sindaco. Andrea Pugliese, ex renziano ai tempi delle primarie 2009, ha rimarcato “una evidente lacerazione politica all’interno della maggioranza”. Una mossa che non è andata giù al sindaco di Firenze, che ha replicato: “Ciascuno valuterà quanto sia intelligente porre una questione politica del genere a Firenze a un mese dalle elezioni”.
La legge in modo diverso David Allegranti, giornalista del Corriere Fiorentino ed esperto di cose renziane, che a Formiche.net spiega: “I consiglieri bersaniani hanno fatto un piacere a Renzi perché così lui può protestare facendosi sentire anche a Roma. In campagna elettorale c’è bisogno di unità e quindi riuscirà a mettere a tacere chi a Firenze gli gioca contro”.

Il futuro di Matteo
Certo, se Renzi dovesse addurre questa vicenda locale per smarcarsi dagli impegni presi per la campagna elettorale, ciò sembrerebbe più che altro una scusa. Ma cosa c’è sotto? Cosa vuole fare davvero Renzi? Se lo chiede anche Enrico Mentana su Twitter: “Sindaco, ma partecipi o no alla campagna elettorale? Vuoi fare qualche confronto tv con altri “non candidati” (ampia scelta..)?”. Difficile da dirsi ma ci sono dei segnali importanti che non devono venire sottovalutati. “Il primo segnale – racconta Allegranti – è come il sindaco ha composto la sua parte di liste per il Parlamento, presidiato da un clan di fedelissimi che a Renzi deve tutto e che non lo tradirà mai, uno zoccolo duro capace di fargli da sentinella. E poi in autunno ci sarà il momento importante del Congresso per eleggere il nuovo segretario in cui Renzi potrebbe sostenere uno dei suoi. Insomma fossi in Bersani, qualche domanda me la farei. È normale in politica ammazzare i padri e ricordiamoci che Renzi l’ha già fatto con Lapo Pistelli”.

Renzi come Messi in campagna elettorale
Ma Bersani deve pensare innanzitutto a questa campagna elettorale, una sfida che, partita in discesa per il Pd, con la salita in politica di Mario Monti e la rimonta di Silvio Berlusconi, si sta complicando parecchio. Se Renzi scendesse in campo per il suo partito con la forza con cui ha affrontato le primarie per la premiership, non ci sarebbe partita. Sono in tanti oggi a sottolinearlo su Twitter dove fioccano i paragoni calcistici: Renzi come Lionel Messi, Vampeta, Francesco Colonnese. Claudio Cerasa scrive sul Foglio che “anche i sassi hanno ormai capito che l’unico volto possibile che il centrosinistra può mettere in campo per tentare di sedurre il famoso elettorato indeciso, per provare a non farsi rubare troppi voti dal listone Monti e per cercare di frenare la rincorsa insieme creativa e scombinata di Silvio Berlusconi coincide perfettamente con il profilo desaparecido del sindaco di Firenze Matteo Renzi”. Ma c’è di più. Secondo Cerasa, sarebbe un autogol lasciare fuori il giovane sindaco da un futuro governo di Bersani, perché, si domanda il giornalista: “Sicuri che, anche in nome delle ambizioni del sindaco, convenga accontentarsi di fare il presidente dell’Anci e non convenga fare come Nicolas Sarkozy che la sua rupture e la sua successione a Jacques Chirac la costruì dall’interno del governo e non dall’esterno?”.
Ma chi conosce bene il sindaco dice che difficilmente accetterà di fare il secondo. “Sarebbe un’evoluzione antropologica della specie”, commenta ironico Allegranti.

Renzi in tv
Magari un po’ di luce su tutte queste domande sarà lo stesso sindaco a farla, ospite di Daria Bignardi alle Invasioni Barbariche mercoledì prossimo. Intanto oggi, intervenendo a Lady Radio, ha spiegato che: “Credo che la partita sia aperta, Berlusconi è un osso duro da non sottovalutare, ne conoscete la determinazione. Rimane sempre valido il principio politico-filosofico del “non dire gatto se non ce l’hai nel sacco. Dobbiamo – ha aggiunto – essere trapattoniani fino al giorno delle elezioni”. Se, con o senza di lui, per ora non è dato sapere.


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