Hugo Chávez non sarà presente all’atto di insediamento di giovedì, ma nonostante la Costituzione dica che con la mancata presenza del presidente eletto bisogna rifare le elezioni, il vicepresidente Nicolas Maduro ha detto che non importa, ovunque sia fatto il giuramento vale lo stesso.
Un’interpretazione libera della carta dei diritti e dei doveri. Ma no, forse Chávez ce la fa e tornerà a Caracas prima del 10 gennaio, evitando così le possibili denunce del Mercosur e Unasur, secondo quanto ha detto il presidente dell’Assemblea nazionale Diosdado Cabello. Il solito scontro di versioni e realtà. Di fronte a questo mare di incertezze, i mercati stanno reagendo: il debito è crollato dopo la conferma dell’assenza di Chávez e i titoli di Stato e della petrolifera statale Petroleos de Venezuela (Pdvsa) sono crollati dopo un leggero aumento durante la prima settimana di gennaio.
“Se il governo pensa di posticipare l’insediamento questo potrebbe comportare un’estensione dell’attuale periodo presidenziale. Non pensiamo che la Costituzione venezuelana prevede un meccanismo chiaro che permetta questo”, ha scritto la firma Credit Suisse. La conseguenza di questa strategia potrebbe essere incostituzionale sia in Venezuela che all’estero e questo aumenta il rischio di instabilità politica. Una contestazione a questa irregolarità potrebbe arrivare dal Tribunale Supremo di Giustizia, ma persino a Zurigo – dove ha la sede principale questa società di servizi finanziari – sanno che l’organo principale di giustizia è leale a Chávez e non farebbe altro che favorirlo. “L’ordine civile può mantenersi ma questo non dipenderà dell’unità del chavismo”, ha concluso il rapporto.
Il Wall Street Journal ha provato a spiegare il movimento finanziario del mercato venezuelano: secondo il quotidiano americano, gli attivi venezuelani sono aumentati perché avevano scommesso per il ritiro o le dimissioni di Chávez. Con un cambio nella politica economica del Paese sudamericano, si aprirebbe la possibilità che sia cancellato l’antico external debt di circa 80.000 milioni di dollari.
Il fondo di investimenti Nomura, ha detto invece che considera la possibile candidatura presidenziale di Nicolás Maduro come un cambiamento che influirà direttamente su una probabile riduzione dei prezzi del petrolio: “Crediamo che gli ultimi fatti accaduti avvicinino l’opposizione al potere e il mercato otterrà l’aspettato cambiamento di regime”. Nomura però conclude che un’analisi dettagliata della situazione avverte il mercato di moderare l’entusiasmo nel breve periodo e non sottovalutare che è l’aspetto emotivo a dettare le regole politica del Venezuela.