Occhi puntati sulla politica italiana anche Oltreoceano. Stavolta è Foreign Affairs, la rivista che si occupa di politica estera statunitense, a chiedersi se con l’anno nuovo anche il marasma romano si placherà.
Foreign Affairs passa in rassegna i commenti negativi della stampa estera sull’annuncio del ritorno in scena dell’ex premier Silvio Berlusconi, e sostiene che “l’ultima decisione teatrale di Berlusconi complica il palcoscenico politico italiano ma è improbabile che si tratti di un vero cambiamento. I sondaggi danno il Pdl al 15%, poco più di due punti in più rispetto al momento dell’annuncio del nuovo ingresso del Cavaliere e meno della metà dei voti ottenuti alle elezioni del 2008”.
Ma cosa rappresenta questo ritorno di Berlusconi? “Prima di tutto – spiega Foreign Affairs – il suo destino, anche economico, dipende dalla sua presenza al Parlamento. Con diversi processi in corso, compreso quello per sfruttamento sessuale di minori, ha bisogno di mantenere un certo peso politico per massimizzare le possibilità di superare i suoi guai con la legge. Staccando la spina al governo Monti, Berlusconi è riuscito ad assicurarsi che le elezioni coincidessero con quelle regionali, sviando l’attenzione dalle probabili sconfitte del Pdl nel Lazio e in Lombardia”.
Al momento ci sono “manovre convulse da parte di politici e industriali vicini a Monti, come il presidente di Ferrari Luca Cordero di Montezemolo, per formare coalizioni in grado di sostenere un nuovo governo guidato dal Professore. Gli ultimi sondaggi danno vincitore con il 36% il Pd di Pierluigi Bersani”.
I sostenitori di Monti però “non sembrano avere dietro una vera macchina politica, e allo stesso tempo Monti non può tirarsi fuori dalla scena politica se vuole tornare a Palazzo Chigi. L’annuncio della sua disponibilità a diventare capo della coalizione centrista lo espone quindi a duri attacchi politici da Grillo e Berlusconi”.
Ma Foreign Affairs va oltre i travagli degli schieramenti pre-voto e indaga sul perché del fallimento del centro-destra in Italia. “Il dilemma di Monti e il ritorno di Berlusconi sono il simbolo di un problema più grande per la politica italiana: il fallimento delle forze politiche conservatrici di generare un partito politico credibile allineato con il centro-destra europeo. Ma Berlusconi – prosegue – anche dopo l’accoglienza imbarazzante riservatagli al summit di dicembre del Ppe, ha ancora una solida base nella classe media e nei piccoli imprenditori, le fasce che sostengono i partiti conservatori negli altri Paesi. Gli industriali export-oriented come Montezemolo e i governatori della Bce, ora Mario Draghi, non sono riusciti a convincere gli elettori di centro destra delle virtù del libero mercato, dell’austerità e della trasparenza. Berlusconi potrà pure perdere le elezioni, ma garantisce che siano loro a non vincerle”, conclude.