Skip to main content

I conti dell’oste sull’effetto Monti che ha ammansito Mr Spread

Si sa che in campagna elettorale tutti tirano la coperta dalla propria parte ed è difficile orientarsi. Perciò è prezioso qualche amico affidabile, così da non lasciarsi prendere per il naso. Per mia fortuna, l’oste sotto casa i conti li sa fare (eccome!) e sarebbe ingeneroso non metterli a disposizione di tutti.

In un momento di libertà, l’oste si siede al mio tavolo e mi racconta che ha visto in Tv, dalla Gruber, Berlusconi che, a suo giudizio, diceva ancora cose imprecise sullo spread, benedetto spread! Comincia a scrivere sul foglio giallo: (0,0575 – 0,0280) = 0,0295. E quindi: 0,0295 x 2.000 miliardi = 59 miliardi. Mi spiega poi che 0,0575 era lo spread quando Monti fu chiamato a salvare l’Italia mentre 0,0280 è il valore dello spread di questi giorni e, dunque, 0,0295 è quanto l’Italia si avvia a risparmiare come interessi sul proprio debito pubblico. Perciò, mi dice, moltiplicando 0,0295 per 2.000 miliardi (all’incirca l’entità del debito pubblico nostrano) si ottiene un risparmio a regime di 59 miliardi di euro.

L’ampiezza di quelle cifre, pari a una mega Finanziaria, mi stordisce. Gli obietto che quello spread si riferisce ai Btp a dieci anni, ma questo tipo di titoli rappresenta solo una piccola parte del debito pubblico italiano e, inoltre, ci vuole tempo perché i benefici si manifestino con le nuove emissioni. E lui ribatte che, anche se non fossero proprio 59, si tratta comunque di qualche decina di miliardi di euro di risparmi.

Ma, replico io: magari non è tutto merito di Monti. E lui, ben documentato: è vero che un ruolo importante l’ha giocato la Banca centrale europea (Bce), con le sue iniezioni di liquidità e l’annuncio del luglio scorso di interventi potenzialmente illimitati a sostegno dei paesi sotto attacco speculativo. Però, continua, valgono due considerazioni. Primo, quegli interventi della Bce non ci sarebbero stati se un Paese importante come l’Italia non fosse risultato ora affidabile agli occhi dei partner europei forti. E, per sostenere il merito di Monti in questo, mi ricorda i sorrisetti che Merkel e Sarkozy si erano scambiati quando, in una conferenza stampa a ottobre 2011, un giornalista aveva chiesto loro se Berlusconi fosse affidabile. Secondo, dice sempre lui, si deve guardare anche alla Spagna, l’altro grande Paese euro sotto attacco: mentre in precedenza la Spagna pagava tassi di interesse sui titoli decennali di almeno 0,5 punti percentuali superiori a quelli italiani, nell’estate-autunno di fuoco del 2011 i tassi italiani erano saliti fino a quasi un punto percentuale sopra quelli spagnoli ed è stato solo dopo l’arrivo di Monti che i tassi italiani sono tornati ben al di sotto di quelli iberici. In maniera molto arguta mi fa notare che l’effetto Bce era lo stesso per l’Italia e la Spagna. Quindi, conclude, la credibilità ridata all’Italia da Monti è stata decisiva per abbassare i tassi di interesse italiani sia in modo diretto – il confronto con la Spagna – sia in modo indiretto, convincendo i partner euro-forti che, con la recuperata affidabilità dell’Italia, si poteva dare luce verde agli interventi della Bce.

Trovando quei ragionamenti convincenti, per gusto di dibattito, provo a gettare qualche ombra sui progetti enunciati da Monti per il futuro, ora che egli è “salito in politica”. In particolare, gli obietto che forse Monti è poco credibile quando preannuncia che, se vincerà le elezioni, l’incidenza fiscale la farà scendere di almeno 1 punto percentuale, proprio lui che le tasse le ha solo aumentate in questo suo primo anno di governo. L’oste non molla. Prima mi dice che la pressione fiscale aveva continuato a crescere (es. dal 40,5 al 41% nel 2002 e dal 42,6 al 43% nel 2009) con gli ultimi due governi Berlusconi il quale, mi ricorda, aveva sempre promesso di ridurla. Poi riprende la penna e sul foglio giallo scrive ancora: (0,0280 – 0,0100) = 0,0180. E ancora: 0,0180 x 2.000 miliardi = 36 miliardi. Mi spiega che 0,0100 era il livello dello spread prima che l’Italia entrasse nell’occhio del ciclone della speculazione. A suo avviso, se Monti fosse confermato alla guida del Paese, l’effetto di riacquisita credibilità internazionale dell’Italia diverrebbe permanente e, quindi, si immagina che i tassi di interesse scenderebbero ancora assicurando altri grossi risparmi negli interessi sul debito pubblico e contribuendo così a finanziare i tagli delle tasse di cui gli italiani, e anche la sua trattoria, hanno estremo bisogno. Infine, mi fa notare che se lo spread torna ai livelli pre-crisi le banche torneranno a erogare i mutui e si interromperà quella pericolosa spirale negativa dei prezzi delle case.

Mi alzo barcollante non per il vino, che non ho bevuto, ma per la lezione di economia che l’oste mi ha dato. Da lui si mangia bene, i prezzi sono modici e l’ambiente è accogliente. E se anche questa ricetta che mi ha propinato sul foglio giallo fosse quella giusta?

Giovanni Ferri

economista all’università Lumsa

(sintesi di un’analisi più articolata che si può leggere qui)


×

Iscriviti alla newsletter