Che spettacolo penoso il giorno dopo le dimissioni dalla presidenza dell’Abi di Giuseppe Mussari per le vicende legate al suo passato in Mps.
I leghisti, oculati gestori di Credieuronord, che fanno la morale al Pd sulla gestione di Mps.
I pidiellini chiedono conto a Monti dei Monti-bond per il Monte immemori dei Tremonti-bond allestiti ad hoc sempre per la stessa banca.
I piddini che ovviamente assicurano di non aver mai messo lo zampino in alcuna banca e tanto meno in Mps, per carità, e magari faranno il tentativo pure di dimostrare che non conoscono in verità neppure Mussari.
E qualche montian centrista con poltrona nel gruppo Mps dice che va spezzato il legame tra la banca e la politica; ohibò.
Trasparenza, trasparenza, trasparenza: come non essere d’accordo? Giusto quindi che i giornalisti si ergano a censori.
Oggi i quotidiani grondavano nelle cronache malumori, astio e giudizi preconfezionati e ben poco garantisti verso la gestione “derivata” dei vecchi vertici del Monte, ossia verso l’ex presidente Mussari e l’ex direttore generale, Antonio Vigni.
Peccato che alcuni dei medesimi cronisti, non tutti evidentemente, durante la gestione Mussari-Vigni, spiccavano per raccontare le magnifiche e progressive sorti dell’istituto di Siena.
Il servo encomio è quasi sempre premessa del codardo oltraggio. Questo caso non sembra fare eccezione.