Il Fondo Monetario Internazionale ha davanti nuove sfide per ricostruire le economie del mondo arabo, una missione che pone rischi totalmente diversi da quelli derivanti dal salvataggio dell’Eurozona. Le Primavere Arabe del 2010-2011 hanno aperto le porte ai fondi del Fmi e al suo expertise nel momento in cui i nuovi governi devono concentrarsi sui bilanci statali e stimolare una crescita ora inesistente.
Le aree africane di intervento del Fmi
Egitto e Tunisia, sottolinea Channelnewsasia.com, sono in fase di negoziazione con l’Fmi sui programmi di aiuti che permetterebbero l’attuazione di riforme strutturali, e il Fondo fornisce ora assistenza tecnica alla Libia. L’istituto di Washington capitanato dalla francese Christine Lagarde sta poi aiutando i Paesi indebolitisi a seguito dei recenti sconvolgimenti nel mondo arabo, e non solo. Ad agosto la Giordania ha ricevuto un prestito di due miliardi di dollari e il Marocco ha già in mano un aiuto di 6 miliardi, con cui l’Fmi intende offrire a Rabat più protezione dagli shock esterni.
Problemi non solo finanziari
Sconvolti dalle insurrezioni politiche, i Paesi della regione devono affrontare sfide importanti, che riguardano anche i fortissimi tassi di disoccupazione, il grande aumento demografico, la fuga dei capitali e i deficit governativi. Il Fondo riconosce la delicatezza degli interventi richiesti, considerando che questi aspetti vanno al di là delle questioni puramente finanziarie.
L’insofferenza per l’approccio tenuto nel passato dal Fondo
All’inizio del mese, Lagarde ha scritto al Financial Times che i Paesi arabi necessitano di “urgenti misure politiche” se non si vogliono uccidere le speranze alimentate dall’ondata delle rivoluzioni.
Ma il Fondo deve anche convincere una regione invasa dai dubbi sul suo approccio nel passato, con l’imposizione di pesanti politiche di austerity abbinate ai prestiti nel tentativo di evitare problemi di bilancio e alimentare la crescita.
Specialmente nell’Africa sub-sahariana il Fmi è stato accusato di imporre questi programmi ai governi con scarsa considerazione delle condizioni locali e di quale sarebbe stato il loro impatto sulla vita della popolazione. Oggi il Fmi dice di aver capito i suoi errori. Sottolinea il fatto che ci siano oggi programmi di riforma decisi in loco e sviluppati con l’appoggio della società.
I prestiti ora in trattativa
Dopo le elezioni dello scorso anno, l’Egitto ha stabilito un nuovo governo e sta trattando con il Fmi un prestito da 4,8 miliardi di dollari. La Tunisia sarà invece chiamata al voto quest’anno, e con le elezioni si teme già una nuova ondata di instabilità.