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Non sfondiamo le fondazioni bancarie. Parla De Mattia

E’ sbagliato puntare il dito indistintamente contro le fondazioni bancarie nel sistema italiano. Le basi per una loro riforma, da studiare dopo le elezioni, ci sono, ma è autonomia la parola chiave per il futuro di questi enti. “Il caso Mps è un’assoluta peculiarità”, spiega in una conversazione con Formiche.net Angelo De Mattia, già direttore centrale della Banca d’Italia, sovrintendente alla segreteria del governatore Fazio, ora editorialista di MF/Milano Finanza.

Il ruolo delle fondazioni

“Proprio perché sono convinto che le fondazioni abbiano svolto un ruolo fondamentale per la stabilità e per la crescita del sistema bancario italiano, credo che sia il momento di accrescere la separazione tra politica, enti territoriali, fondazioni e banche”, sottolinea De Mattia, secondo cui “qualcosa del genere è già presente nella Carta Guzzetti e va valutata l’opportunità, che condividerei, di un passaggio legislativo che non snaturi le fondazioni ma accresca l’autonomia loro e delle banche partecipate”.

La supervisione del Tesoro

E la supervisione del Tesoro? “Sarà materia da esaminare in modo approfondito. Nella vicenda di Mps – prosegue De Mattia – la Fondazione si è indebitata per partecipare all’aumento di capitale della banca mantenendo la maggioranza assoluta senza diluirsi. Si tratta di un fatto singolare che tira in ballo il ruolo della vigilanza del Tesoro, che non può ritenere di aver svolto a pieno il suo compito spiegando apoditticamente che può intervenire solo per profili di legittimità. L’indebitamento infatti è ai margini di quella legittimità. Lo Statuto della Fondazione Mps contrasta inoltre con la normativa Ciampi. Su entrambi i versanti le spiegazioni del Tesoro sono insufficienti e non convincenti”.

Ma come mai il Tesoro non ha eccepito nulla sul fatto che lo Statuto della Fondazione Mps non rispettava la legge Ciampi? “E’ una domanda che va fatta al Tesoro, al predecessore dell’attuale ministro e all’attuale ministro”, osserva.

L’operazione Antonveneta

Il nodo nel rapporto tra Mps e Fondazione? “In presenza di programmi di aggregazione di banche che ne avrebbero dovuto comportare un peso diverso (con l’ipotesi di aggregazione con Bnl ad esempio), la Fondazione si è sempre battuta duramente per non scendere sotto il 51%. C’è un rapporto di causa/effetto sulla strategia della Fondazione e della Banca, che a poco a poco si sono indirizzate su una strada pericolosa. La Fondazione e la banca Monte dei Paschi si sono, poi, accorte che il sistema continuava nella riorganizzazione (Unicredit, Banca Intesa), hanno preso consapevolezza dei ritardi segnati e si sono lanciati nell’operazione Antonveneta, con tutte le conseguenze che ora stiamo vedendo”.

L’autonomia delle fondazioni

Per De Mattia quello delle fondazioni “non è soprattutto un problema di discesa delle partecipazioni. E’ fondamentale irrobustire l’autonomia delle fondazioni perché questa si traduce nell’autonomia delle banche; così come organi delle banche che siano rigorosamente autonomi indirettamente contribuiscono all’autonomia delle fondazioni”. L’ex ministro del Tesoro “voleva dare agli enti locali poteri enormi nelle fondazioni, portando la loro presenza al 75% negli organi di indirizzo. Oggi Tremonti sostiene che la riforma da lui voluta riforma purtroppo è stata bocciata dalla Corte costituzionale. E per fortuna, bisogna rispondere, perché egli voleva una pubblicizzazione inaccettabile”.

Le accuse a Bankitalia e all’ex governatore Draghi

E le ultime accuse sulle mancanze nell’attività di vigilanza su Mps di Bankitalia e dell’allora governatore Mario Draghi, attualmente a capo della Bce? “Palazzo Koch ha fatto tutto ciò che si poteva e si doveva fare. Chi afferma il contrario evidentemente non conosce bene i limiti dei poteri di Via Nazionale. Bankitalia non può ad esempio valutare il prezzo di un’aggregazione bancaria, perché in tal caso si tratterebbe di pieno dirigismo, ma considera, come ha fatto, la sostenibilità del prezzo dal punto di vista patrimoniale”.

La Carta Guzzetti come base per la riforma dopo il voto

Bisogna realizzare una maggiore autonomia tra enti territoriali e fondazioni e viceversa. E il problema, sebbene meno intensamente, secondo De Mattia si pone anche per le fondazioni a base associativa. “In campagna elettorale si fanno proposte che hanno una finalizzazione impropria. Se ne dovrà parlare dopo. Le basi ci sono, la Carta Guzzetti, si tratta di lavorare si quel documento per rafforzare l’autonomia”, conclude.



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