Il vuoto pneumatico della politica sta innescando una guerriglia verso e tra le istituzioni di cui i giornali stanno forse sottovalutando la portata.
Due fatti inducono a questa amara riflessione.
Il primo è la notizia che quello presieduto da Mario Monti è il terzo governo della Repubblica a porre il segreto di Stato sulla vicenda di Abu Omar, anche se la magistratura continua ad andare avanti nella sua opera.
Il secondo è l’ennesima puntata giornalistica dell’inchiesta della magistratura che riguarda alcuni presunti casi di corruzione e altro nella Polizia e al Viminale con tanto di sms del capo della Polizia, Antonio Manganelli, pubblicati sui giornali.
Beninteso. Deve restare fermo il rispetto per l’azione della magistratura inquirente quando persegue il malaffare anche negli apparati della pubblica amministrazione e dello Stato. Ma vanno sempre e soltanto perseguiti e condannati i reati. Senza scalfire, però, le istituzioni dello Stato sottoponendole a un discredito mediatico che nuoce solo alla tenuta di uno Stato e di un corpo come quello della Polizia.
Né impunità, quindi, ma neppure processi di piazza e stillicidi mediatici che non fanno onore alla Repubblica. Né, tanto meno, cercare di scavalcare o evitare da parte della magistratura il segreto di Stato.