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Chi l’ha detto che la Cina stava frenando?

Crescita cinese in ripresa nell’ultimo trimestre dell’anno, sebbene a stemperare l’ottimismo ci sia la vulnerabilità del Dragone per il rischio di calo del commercio globale.

La seconda economia al mondo è cresciuta del 7,9 per cento nell’ultimo trimestre. Il tasso di crescita per il 2012 si è assestato sul 7,8 per cento, in aumento rispetto all’obiettivo del 7,5 fissato dal governo ma comunque al ritmo più basso dalla fine degli anni Novanta.

Sul rallentamento dell’economia cinese che aveva abbituato a tassi a doppia cifra, avevano influito le misure del governo per calmare il mercato immobiliare e porre un freno all’inflazione in aumento per il pacchetto di stimolo varato nel 2008, all’epoca della crisi finanziaria globale. Il calo della domanda di merci made in China nei principali partner commerciali -Stati Uniti e Unione europea- aveva tuttavia aggravato la situazione.

Il recupero arriva nel mezzo della transizione politica che a marzo terminerà con la nomina a capo di Stato del segretario generale del Partito comunista, Xi Jinping, in carica da appena due mesi.

Pechino cerca di diversificare la propria economia e favorire i consumi interni. Si cerca dunque di favori i salari e per far ciò di puntare maggiormente sull’efficienza e la produttività e non più sul manifatturiero a basso costo. La Banca Mondiale, che nei giorni scorsi ha tagliato le previsioni crescita per quest’anno da 8,6 per cento a 8,4 per cento, ha inoltre esortato il governo ha ridurre l’influenza delle grandi imprese statali sull’economia.

Altri dati dati in crescita sono quello della produzione industriale, più 10,3 su base annua e delle vendite al dettaglio, in aumento del 15,2 per cento. Calano invece gli investimenti esteri diretti, flessione che forse dimostra la maggiore attrattiva per le aziende di altre mete, come il Vietnam.


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