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La requisitoria di Santoro. E la contro-requisitoria di Twitter

Michele Santoro

Se questo fosse un processo, quella di ieri sera di Michele Santoro a Servizio Pubblico sarebbe stata senza dubbio l’arringa della difesa. E il modo più semplice e ricorrente di difendersi è quello di attaccare. Così il conduttore non ci sta ad essere etichettato come colui che ha fatto risorgere Silvio Berlusconi grazie alla puntata della scorsa settimana. E va alla guerra, contro tutti. La colonna sonora partigiana di apertura, Il Piave mormorava, dice tutto.

Grillo Pound
Primo bersaglio del monologo è ”il generale Giuseppe Pound detto Grillo, che – sottolinea Santoro – pretende che io mi debba liberare dei soldi che lui ha guadagnato con la orribile tv e con gli sponsor che io non ho mai avuto e dice che non è Berlusconi che è andato ospite da Santoro, ma Santoro che è andato ospite da Berlusconi. Diciamo che è vero, così andrò ospite da Grillo magari in una piazza e lui, che fa fatica a sostenere il contraddittorio, non avrà paura”.

Il fango di destra e di sinistra
Poi l’affondo contro i ”fanti sul Piave dei giornali di destra e di sinistra che per la prima volta hanno fatto gli stessi titoli: Berlusconi ha stravinto. Ai fanti di destra dico: io sono fesso, ma voi lo siete molto di più, perché per tanto tempo ci avete boicottato. Ma se siamo riusciti a fare su La7 il 33,5%, se rimanevamo su Rai2 avremmo fatto il 90% e Berlusconi avrebbe già vinto le elezioni, invece ci hanno fatto chiudere”. Poi Santoro ne ha anche per i ”fanti di sinistra: ci avete sempre accusato di fare il gioco di Berlusconi per essere troppo antiberlusconiani, stavolta ci accusano di aver tradito l’antiberlusconismo. Ma non era morto? A un sacco di nostri colleghi arditi con la penna rossa e blu dico: se potessi far nascere un supergiornalista, un Rambo, siete sicuri che porterebbe a casa un risultato diverso? E se non ci riesce cosa fa, ammazza Berlusconi?”

La puntata con Berlusconi? Un trionfo di civiltà e democrazia
Ovviamente il giornalista tesse le lodi della puntata incriminata: “Io considero invece un trionfo di civiltà e democrazia che Berlusconi sia entrato in questo studio senza ricevere un solo insulto. E c’è chi dice che dovevamo dire a Berlusconi di non venire: così avremmo certificato che non siamo giornalisti, ma addetti stampa di un’altra B”.

Contro Repubblica e Corriere della Sera
Respinte al mittente anche le critiche di aver concordato regole con lo staff di Berlusconi: ”La regola era una sola: si parla di tutto senza censure, ma senza entrare nelle dinamiche processuali. Non si tratta di patti segreti ma di regole che si devono comunemente seguire. Ma Repubblica scrive che nella battaglia c’è stato un compromesso e che ci siamo venduti. Così finalmente Roberto Saviano capisce che c’è il fango di destra ma anche il fango di sinistra. Ma allora perché il sito di Repubblica ha diffuso la trasmissione se era un lavoro così scorretto? E poi con il titolo Berlusconi fa il 33,5%? Allora noi siamo zero?”. Ma Santoro è bipartisan e giù anche contro il Corriere della Sera che “sabato titolava in prima pagina ‘Dopo Santoro il Pdl spera’ e in seconda pagina ‘Per la prima volta in Lombardia il Pdl supera il Pd’. Ma il riferimento era ad un sondaggio di Mannheimer realizzato prima della nostra trasmissione. Martedì un altro giornalista del Corriere della Sera ha trovato la prova: uno sondaggio de La7 secondo il quale avrei regalato 2,4 punti a Berlusconi, ma il dato preso come riferimento era di un mese prima, quando Berlusconi ancora candidava Monti alla presidenza del Consiglio”.

La requisitoria finale
Il succo della requisitoria arriva alla fine. “Tutto questo – conclude Santoro – non succede a caso. I fanti combattono nel fango, i generali Monti Bersani e Pound (Grillo) no, loro restano al riparo, come nel ’15-’18. I generali non stanno nel fango, loro aspettano che tempo che fa, e se piove… La guerra è scoppiata ma loro, comunque vada, la vinceranno lo stesso”.

L’ironia di Twitter
E mentre Santoro parla su La 7, c’è anche una contro-puntata di Servizio Pubblico. Quella che va in onda su Twitter dove il giornalista è preso in giro da colleghi e commentatori. Il cinguettio che piace di più, centinaia di retweet, è quello di Beppe Severgnini: “Ehi #Santoro, si chiama #ServizioPubblico, non servizio privato. Il monologo difensivo lo fanno in tribunale, in chiesa e in Corea del Nord”.

Claudio Cerasa del Foglio la butta sul calcio, Totti docet: “Insomma, Santoro non riesce proprio ad accettare che Berlusconi, in finale, ja fatto il cucchiaio #serviziopubblico”.

Ironico il tweet dell’autrice e blogger Lia Celi: “Il bello di Santoro è che non ne fa mai una questione personale #ServizioPubblico”.

Anche Jacopo Iacoboni della Stampa critica le parole di Santoro: “santoro sta sbrodolando la più sgangherata delle autodifese piagnone contro l’universo mondo che ha osato accursarlo di aver favorito Berlus” mentre il professore della Sapienza Marco Stancati gli pone una domanda retorica che non avrà mai risposta: “#serviziopubblico Sì #Santoro: non era una rimonta da favola ma solo una favola. E qualcuno ha abboccato. Ma tre grammi di autocritica, no?”

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