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La lenta ascesa del sistema militare cinese

Pubblichiamo un’analisi di Affari Internazionali

Il processo di ammodernamento delle Forze armate cinesi, avviato dopo i fatti di piazza Tienanmen del 1989, non sembra averne accresciuto significativamente l’efficacia. Dopo un lento avvio, il processo riprese slancio nel 1997, quando in cambio della smilitarizzazione dell’industria della difesa i militari ottennero più fondi, che hanno utilizzato però per accrescere il ruolo nel partito e nella società, più che per sviluppare le capacità militari. Gli investimenti recenti, tuttavia, stanno potenziando l’industria cinese della difesa nei mercati emergenti.

Efficienza
La spesa militare cinese non è trasparente. Nel 2012 il governo ha dichiarato una spesa di 106 miliardi di dollari con un incremento del 11,2% rispetto all’anno precedente, inferiore alla crescita del 12,7% registrata nel 2011. Secondo una stima di IHS Jane’s, nel 2015 la spesa arriverà a 238 miliardi di dollari e supererà la somma dei bilanci militari dei 12 paesi confinanti, inclusi India, Pakistan e Russia.

D’altra parte le analisi sull’efficienza militare risultano spesso poco obiettive. Il rapporto sugli sviluppi militari cinesi che dal 2000 il Pentagono presenta ogni anno al Congresso ricorda per certi versi il rapporto annuale pubblicato durante l’amministrazione Reagan su “la potenza militare sovietica”.

Capacità
Gran parte dell’arsenale cinese è obsoleto. Per la componente di terra, i carri possono essere classificati in tre generazioni: la prima basata sulla piattaforma del T-54A – il carro sovietico della rivolta d’Ungheria – con le versioni cinesi Tipo 59 e Tipo 69/79; la seconda rappresentata dai Tipo 80/88 ancora basati sullo chassis del T-54 ma aggiornati con tecnologie occidentali nel cannone, sistemi di tiro e comunicazione, nonché dal carro di nuova progettazione, ZTZ96 basato sul Tipo 85. La terza generazione è rappresentata dal ZTZ99 sviluppato dal Tipo 98. Quindi, due terzi dei carri (tipi 59, 69, 79, 80/88) sono di vecchia concezione, mentre per i carri di nuova concezione, come il ZTZ96 e ZTZ99, sono in servizio rispettivamente solo 2.500 e 200 esemplari.
Anche logistica, addestramento e prontezza operativa cinese non sono all’altezza degli standard occidentali. Quando un terremoto colpì la regione di Sichuan nel 2008, i militari impiegarono giorni per intervenire perché mancavano elicotteri e mezzi terrestri d’emergenza.

Futuro concorrente
L’equipaggiamento più moderno è in fase di sviluppo. A novembre 2012 è stato avvistato il J-15, un caccia imbarcato basato sul Su-33; il J-20 ha volato nel gennaio 2011 e, secondo notizie non confermate, un modello radiocomandato di J-31 avrebbe volato nell’ottobre 2012. Il J-20 entrerà in servizio non prima del 2018, quando l’F-22A sarà già a metà vita operativa. Il J-31, aereo a decollo corto e atterraggio verticale come l’F-35B, potrebbe essere utilizzato sulle portaerei in progettazione, o esportato come succedaneo dell’F-35B.

La Cina tenta di sviluppare velivoli a pilotaggio remoto, ma i punti di forza della tecnologia cinese sono nelle capacità cyber e nei missili balistici. Nel 2007, è avvenuto il primo esperimento di missile antisatellite. Da venti anni le navi cinesi sono armate di missili antinave e a breve saranno equipaggiate dal DH-10, la versione navale del missile da crociera con raggio di 4.000 km e margine d’errore di 10 metri.

La Cina non è un mercato per l’industria della difesa europea, a causa dell’embargo del 1989, ma può diventare un concorrente dell’Europa nel mercato globale. Nel 2011 le esportazioni cinesi, soprattutto in aerei e mezzi terrestri, erano dirette a 36 paesi per un totale di 1,36 miliardi di dollari. La Cina sarà un serio concorrente quando tra 10 anni avrà raggiunto la maturità tecnologica e i suoi mercati tradizionali saranno i principali mercati emergenti.

Tra qualche anno, per l’Italia e l’Europa si porranno nel mercato mondiale della difesa i problemi con la Cina che l’industria tessile italiana ed europea hanno già iniziato ad affrontare.

Sintesi di un articolo più ampio che si può leggere qui

Claudio Catalano è dottore di ricerca ed esperto di aerospazio e difesa

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