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Tutti gli elogi (a partire da Krugman) per l’Obama bis ultra-progressista

Aveva ragione Michael Moore nel dire mesi fa, in piena campagna elettorale, che Barack Obama avrebbe stravinto le elezioni e sarebbe diventato, come scrive la stampa oggi, il nuovo Franklin Delano Roosevelt, il presidente del New Deal.

Ma il regista icona della sinistra americana non poteva immaginare che Barack avrebbe impresso al suo secondo mandato un carattere cosi’ spiccatamente progressista sin dal primo momento ufficiale, il discorso all’Inauguration Day.

Oggi tutti i media Usa, dal New York Times al Washington Post, dalla Cnn a Politico.con, parlano di un intervento forte e deciso, tutto all’attacco a favore di un’agenda radicalmente progressista, orgogliosamente nel solco della sinistra tradizionale americana.

Il Nyt titola a nove colonne: “Obama presenta una visione ‘liberal’: dobbiamo agire”. Con “We Must Act” apre anche il Post, con un sottotitolo a tutta pagina: “Il secondo mandato parte con una ampia agenda a favore dell’uguaglianza”. Una svolta riconosciuta anche dal conservatore Wall Street Journal: “Obama parte con un’agenda aggressiva”.

Secondo Politico.com, in appena 19 minuti, sui gradini del West Front di Capitol Hill, Obama ieri ha pronunciato il discorso “più ambizioso, dal punto di vista ideologico, dai tempi di Ronald Reagan”. Negli anni ’80, l’ex attore, stella della destra liberista, disse che “il governo non è la soluzione dei nostri problemi, ma è il problema”.

Stavolta Barack, al contrario, ha difeso il governo “del popolo, per il popolo”, citando Abraham Lincoln. Poi ha sottolineato che “il libero mercato procura prosperità solo se in un quadro di regole certe e uguali per tutti”. Quindi e’ andato all’attacco con la lotta alla povertà.

Sempre per il Nyt, la frase del giorno è quella in cui Obama dice che “l’America non può avere successo riducendo chi ha molto e aumentando il numero di chi non ce la fa’. Per non parlare delle aperture storiche sul tema dei diritti. Obama ieri ha usato per la prima volta la parola “gay” a una cerimonia d’insediamento. Un fatto epocale, tanto che s’e’ venuto a sapere che Cindy Lauper, tra il pubblico, a quel punto del discorso abbia urlato a squarciagola: ‘Ha detto la parola con la G, è fatta!”. E anche oggi, un altro opinion leader della sinistra Usa, il premio Nobel dell’Economia Paul Krugman, titola la sua rubrica sul Nyt “La coscienza di un Liberal. Seneca, Selma e Stonewall”, sottolineando come Obama abbia inserito gli scontri in un bar gay di New York accanto alle battaglie delle suffragette e dei militanti neri in lotta contro la segregazione. “Quel passaggio – scrive Krugman – è il segno che il Paese è cambiato”.

Ma Obama ha parlato anche di tutela dell’ambiente, citando esplicitamente il cambio climatico, un tema a cui il New York Times dedica un’editoriale in prima pagina. Insomma, sembra che Obama, ormai libero dall’incubo della rielezione da conquistare a tutti i costi, lanci una sfida radicale alla destra americana, anche a brutto muso, come sintetizza il sito della tv più amata dai progressista, la Msnbc: “Obama, non più Mr. Gentilezza”.

Un dato che preoccupa la destra. Tanto che il Wsj titola una sua analisi: “In questo modo i rapporti con il Grand Old party saranno gelidi”.


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