Senza l’azione di Mario Monti in Italia e in Europa, Mario Draghi non avrebbe potuto pilotare la Bce in senso espansivo. Giovanni Ferri, docente di economia politica all’università Lumsa e membro del Banking Stakeholder group all’Eba (l’autorità di vigilanza bancaria europea), non ha condiviso affatto il commento di ieri del Financial Times, al quale Monti ha replicato.
Perché non ha apprezzato il commento di Wolfgang Münchau?
“Ma chi è Wolfgang Münchau? È un economista? Se proviamo a fare una ricerca su Google Scholar, risultano solo articoli per il Financial Times. Quindi, non è un economista bensì un giornalista economico. Considerati i molti errori compiuti negli ultimi decenni dal mainstream degli economisti (è solo il caso di ricordare che ci veniva detto che tutto andava bene fino alla vigilia della crisi), essere un giornalista economico anziché un economista non è necessariamente un difetto, potrebbe essere persino un vantaggio.
Prof, ma secondo lei il vicedirettore del Financial Times non ha in parte ragione?
“Münchau sbaglia perché, quando dice che è solo grazie all’altro Mario (cioè Draghi) che l’Italia ha potuto tornare a respirare, dice solo una mezza verità. L’altra mezza verità, che lui nasconde sotto il tovagliolo, è che senza l’intervento di Mario Monti non sarebbe stato pensabile neanche quello di Mario Draghi. Infatti, Mario Monti fu chiamato dal Presidente Napolitano a sbrogliare la situazione, garantendo il pronto recupero di un’immagine della premiership italiana – che, si ricorderà, suscitava ormai solo i sorrisetti da parte dei principali leader europei – tale da garantire i partner che l’Italia era di nuovo affidabile. Dunque, niente interventi Draghi, senza intervento Monti: quasi un … No Martini? No party, per dirla alla George Clooney”.
E’ però indubbio che con la sola austerità di stampo merkeliano non si riavvia la crescita.
“Quello che più preoccupa, nel Paese di Machiavelli, non è tanto che Münchau sbaglia, ma che, con buona probabilità, lo fa “sapendo di sbagliare”. Vi sono vari moventi che si possono immaginare. Ovviamente, per primo, si tratta di un intervento a gamba tesa nella campagna elettorale italiana e viene facilmente in testa l’interesse di vari potenziali concorrenti, più o meno spiazzati dalla “salita in politica” di Monti.”
Ipotesi un po’ dietrologica. Magari quel commento risente degli umori della City sulla costruzione europea.
“Potrebbe essere un morso avvelenato degli interessi della City. È vero, si tratterebbe di una battaglia di retroguardia, ma non va dimenticato che mentre Berlusconi aveva allineato l’Italia con il Regno Unito, contro la Tobin Tax, Monti l’ha allineata con Francia e Germania a favore di tale norma, invisa alla City per una questione di forma ancor più che di sostanza. E, dunque, da questo punto di vista, la City vedrebbe meglio una Roma governata da un soggetto più euroscettico”.
D’accordo, ma stiamo al punto fondamentale: con l’austerità merkeliana la crescita è quasi impossibile.
“Infatti. A Münchau sta probabilmente più a cuore l’inadeguatezza delle politiche di rigore fiscale per risolvere le contraddizioni di un progetto Eurozona caratterizzato da squilibri macroeconomici – specie nord-sud, ma no solo – insanabili senza recuperare uno scenario di crescita adeguata dell’intero continente. Questo è un problema importante, anche perché l’approccio basato sul solo rigore fiscale innalza il costo dell’aggiustamento e lo scarica in modo del tutto asimmetrico sui Paesi in difficoltà”.
Quindi il vicedirettore di Ft non ha tutti i torti…
“Ma è veramente pensabile che questo risultato, prodotto dalla mancanza di solidarietà tra i paesi forti e quelli deboli dell’euro, si sarebbe potuto evitare solo che Monti avesse alzato la voce con la Merkel? Pie illusioni! Quella mancanza di solidarietà deriva dalla mancanza di fiducia reciproca – tra euro-forti ed euro-deboli – e non viceversa. Insomma Münchau inverte il nesso di causa-effetto. E, invece, è solo ricostruendo quella fiducia che si possono porre le basi per superare l’angolo (in senso pugilistico) in cui l’Europa si sta auto-massacrando con politiche economiche degne del mitico Tafazzi”.
Va bene. Allora la lezione da trarre qual è secondo lei?
“Il contributo vero a costruire un futuro migliore per l’Europa lo danno proprio quei personaggi, come Mario Monti, che si possono collocare al livello di statisti, non certo i mestieranti quali, almeno in questo caso, è apparso Herr Münchau. Anzi, a voler pensar male (come diceva qualcuno …), ci fa venire in mente che il problema di rafforzare il giornalismo dalla schiena dritta non è evidentemente solo un’emergenza italiana, bensì dell’intero continente”.
Vaste programme…