A primavera il Principato di Monaco è più vivo che mai. Tanto che, non solo dalla vicina Francia ma un po’ da tutto il mondo, gli appassionati della Costa Azzurra si apprestano a passarvi le vacanze di Pasqua. Per chi ama il visivo ci sono importanti mostre come, ad esempio, quella di Picasso coronata da una soirée speciale all’Auditorium Grimaldi in occasione del quarantesimo anniversario della morte del pittore. Per chi si interessa di architettura c’è una mostra sull’urbanizzazione del piccolo Principato arroccato su un promontorio dall’Ottocento ai giorni nostri. Per gli archeologi anche una mostra sulla “conquista del fuoco”. Per gli sportivi, si svolge il rally automobilistico seguito da campionati di tennis. E per chi assapora il tempo che fu si tiene il principesco “Ballo della Rosa”.
Ma è la musica a far da padrona. Al Teatro dell’Opera, la rarissima “Amica” di Mascagni (opera su un libretto originale in francese) ed un concerto di Bryn Terfel, nonché, all’Opera e altrove, la ventinovesima edizione del festival internazionale, le Printemps des Arts de Monte-Carlo (La Primavera delle Arti di Montecarlo), una rassegna di cameristica e sinfonica che si svolge nei fine settimana dal 15 marzo in cui ogni modulo, ogni week end, ha un suo proprio argomento. Il direttore artistico Marc Monnet ha scelto di aprire e chiudere la rassegna monegasca con nove concerti in programma per il primo e il quinto weekend dedicati a Beethoven e in particolare alla esecuzione integrale delle 10 sonate per violino, delle 5 sonate per violoncello, degli 11 trii con pianoforte, arricchiti da 3 variazioni per violoncello.
Quest’anno il festival apre e chiude con Le Portrait Beethoven, un omaggio ad uno dei più grandi compositori della storia della musica, alternando lavori notissimi (come la Sonata “a Kreutzer”) ad altri meno eseguiti (i trii con pianoforte e le variazioni per violoncello). Il resto del festival è in gran misura dedicato a due compositori dell’Europa centrale ed orientale (Bartók e Stravinsky) messi a confronto con musiche di terre molto lontane (la Cambogia e l’Africa). Ci sono ragioni puntuali come il centenario della prima esecuzione del Sacre du Printemps di Stravinsky e l’approssimarsi di quello del Principe di Legno di Bartók. Ma ci sono nessi più profondi: Bartók fu uno dei primi compositori ad interessarsi sistematicamente come studioso alla musica etnica e proprio con il Sacre Stravinsky portò in Occidente la musica russa. Cosa meglio che confrontarli con la musica e le danze dell’impero cambogiano Khmer e con le danze e sinfonie congolesi, oltre che con quella che il nazismo bollò come “musica degenerata”? . Per il programma completo, consultare il sito del Printemps des Arts.
Protagonisti del primo fine settimana, a partire dal 15 marzo nel Salon Debussy dell’Hôtel de Paris, saranno il pianista François-Frédéric Guy, il violinista Tedi Papavrami e il violoncellista Xavier Phillips. All’inaugurazione di venerdì seguiranno due concerti nella giornata di sabato, ospitati nella magnifica Salle Empire dell’Hôtel de Paris, per chiudere con due appuntamenti pomeridiani domenicali all’Opéra. Tra gli interpreti dei weekend successivi, il Quartetto Arditti, il Balletto Reale della Cambogia, l’Orchestra del Teatro Mariinskij diretta da Valery Gergiev, l’Orchestre Philharmonique de Monte-Carlo con Frank Peter Zimmermann al violino, Mervon Mehta voce narrante e sul podio Lawrence Foster.
Con il secondo weekend del Printemps des Arts si inaugura l’omaggio a Bartók. Cinque concerti distribuiti su tutta la durata della rassegna monegasca offrono un affresco del compositore ungherese, partendo dalla musica popolare dell’Europa orientale e del Medio Oriente. La forza del suo stile, fonte inesauribile di vitalità, continua ad affascinare i musicisti e il pubblico di oggi. Per cogliere appieno lo spirito visionario di Bartók il festival monegasco propone l’esecuzione integrale dei sei quartetti di Bartók: un viaggio musicale che ripercorre le fasi evolutive della vena compositiva bartokiana e che traccia un momento fondamentale nella storia della musica per la valenza innovativa. Ad interpretarli, venerdì 22 e sabato 23 marzo (ore 20.30) nella sala Garnier dell’Hôtel de Paris, quattro formazioni di eccezionale talento: il Quartetto Arditti, conosciuto da più di 40 anni per avere eseguito tutto ciò che conta nell’ambito della musica contemporanea e tre formazioni più giovani ma già affermate in ambito internazionale quali il Quartetto Parker fondato a Boston nel 2002, il parigino Quartetto Ardeo classe 2004 e il Quartetto Anima nato nel 2005 a San Pietroburgo. Al ciclo bartokiano guardano i due compositori contemporanei Philippe Manoury (nato nel 1952), e Laurent Cuniot (classe 1957) a cui il Printemps des Arts ha commissionato due nuove opere che verranno eseguite in prima assoluta rispettivamente venerdì e sabato. “Melancolia” di Manoury sarà interpretata dal Quartetto Arditti mentre il “Sestetto con due violoncelli e due viole ‘Villa Adriana’” sarà affidato al Quartetto Ardeo, affiancato da Christophe Desjardins (viola) e da Éric-Maria Couturier (violoncello). In chiusura di questo secondo weekend, domenica 24 marzo, il “viaggio a sorpresa”: lo spettatore acquista un biglietto per partecipare ad un viaggio musicale, che si svolgerà nell’arco di una giornata, senza conoscerne né la meta né il programma musicale.
Giovedì 28 marzo, alle 20.30, a Beaulieu, nei pressi di Monte-Carlo, sarà possibile ascoltare alcune di queste magnifiche pagine, le Sonate nn. 1 e 2 e le Danze rumene di, Bartók. affidate a un duo energico capace di restituire la vitalità di queste opere: il violinista Satenik Khourdoïan (classe 1983), una delle giovani promesse formatasi ai conservatori di Marsiglia e Parigi che ha riscosso numerosi premi in Francia e all’estero e la brillante pianista Hélène Tysman (classe 1982) anche lei formatasi a Parigi e già apprezzata in Europa.
L’omaggio a Bartók prosegue sabato all’Auditorium Rainier III ore 20.30 con un programma altrettanto sfavillante Il principe di legno e il Concerto per pianoforte n. 3. Venerdì si cambia decisamente registro con la musica cambogiana e in particolare con la tradizione khmer in programma per l’appuntamento serale (ore 20.30) alla Sala Empire dell’Hôtel de Paris. Vale assolutamente la pena di ascoltare almeno una volta nella vita questi ensemble di fiati, voci e percussioni, costituiti da una decina di musicisti, capaci di produrre sonorità magiche e scintillanti del ricco patrimonio di musica tradizionale khmer. Il Balletto Reale della Cambogia, sostenuto da Sua Altezza Reale la Principessa Norodom Buppha Devi, sarà protagonista degli appuntamenti di domenica e lunedì pomeriggio allo Sporting d’Hiver.
II fine settimana successivo è dedicato a Stravinsky. Inizia con rare partiture per violino e pianoforte scritte tra il 1925 e il 1934 e affidate a Vera Novakova (violino) e a Maki Belkin (pianoforte- L’Orchestre du Théâtre Mariinsky, guidata da Valery Gergiev, è uno degli appuntamenti più attesi della rassegna monegasca) all’Auditorium Rainier III sarà possibile ascoltare una delle migliori formazioni orchestrali del panorama contemporaneo che interpreterà, nell’ambito dello stesso concerto, L’uccello di fuoco (1910), Petruška (1911) e La sagra della primavera (1913), partiture che Stravinsky compose per la celebre compagnia dei Balletti russi di Serge Diaghilev, rivoluzionando il linguaggio musicale occidentale e le abitudini di ascolto. Ispirandosi alla storia antica della Grande Russia, Stravinsky sbalordisce per l’utilizzazione dei ritmi indiavolati, primitivi e la libertà di scrittura. A Stravinsky vengono giustapposte musiche e danze congolesi, interpretate da. L’Orchestre Symphonique Kimbanguiste, e la “musica degenerata” di Schönberg, Hindemith, Schreker, Weill, interpretata dall’Orchestre Philharmonique de Monte-Carlo, affiancata da Frank Peter Zimmermann al violino e da Mervon Mehta voce narrante, sul podio Lawrence Foster.
L’ultimo dei cinque concerti che compongono il Portrait Bartók, nell’ambito dell’edizione 2013 del festival monegasco, propone venerdì 12 aprile ore 20.30 presso l’Auditorium Rainier III la vena espressionista del “Mandarin merveilleuxe” e dei “Quatre pièces pour orchestre op. 12” affidati all’Orchestra Filarmonica e al Coro dell’Opera di Nizza alla guida di Philippe Auguin. Alla forza tellurica delle pagine bartokiane fanno da contraltare le atmosfere più intimiste di Beethoven che chiudono sabato e domenica questa ventinovesima edizione. Il pianista François-Frédéric Guy, il violinista Tedi Papavrami e il violoncellista Xavier Phillips, protagonisti del primo weekend, tornano a solcare le scene del festival per completare il Portrait Beethoven con quattro concerti dedicati alle sonate per violino, violoncello e ai trii con pianoforte. Il finale include capolavori come le due ultime sonate per violoncello op. 102, la Sonata “a Kreutzer” e il “Trio dell’Arciduca”. La sonata “a Kreutzer” è tra le composizioni più amate dal pubblico e prediletta dai virtuosi per il grande impegno tecnico ed espressivo richiesto; ad essa si è ispirato anche Tolstoj, scrivendo un omonimo racconto. Il trio op. 97, composto intorno al 1811 e dedicato all’arciduca Rodolfo d’Asburgo, suo allievo e principale mecenate, si sviluppa in quattro movimenti abbastanza ampi, dalla scrittura intensa ed espressiva.