Sporchi petrolieri! Maledetti produttori elettrici! Disgraziati venditori di gas! A leggere i giornali sembra che lo Sceriffo di Nottigham si sia dato al commercio di energia, nell’Italia del 2013. Gli operatori del settore, infatti, sarebbero colpevoli di aver ribaltato la “Robin Hood Tax” sui consumatori, comportamento espressamente vietato dalla legge. E’ davvero così?
La Robin Hood Tax (Robin Tax, per gli amici) è stata inventata nel 2008 da Giulio Tremonti, con l’obiettivo di colpire i presunti extraprofitti dei “petrolieri” attraverso un aumento strutturale dell’aliquota Ires di 5,5 punti percentuali, dal 27,5% al 33% (oltre a una misura straordinaria sulla rivalutazione delle scorte). Negli anni, la categoria di “petrolieri” si è allargata, così come l’aliquota è andata crescendo, con giustificazioni più o meno bislacche, fino a lievitare all’attuale 38%, 10,5 punti al di sopra di tutti gli altri settori. Questi inasprimenti sono stati votati indifferentemente dal Pd, dal Pdl e dal centro.
La norma originaria prevedeva il divieto di ribaltare sui consumatori l’aggravio, e assegnava il compito di vigilanza sul tema all’Autorità per l’energia, senza tuttavia riconoscerle potere di sanzione. L’Autorità per l’Energia ha più volte espresso le sue perplessità sulla natura e le conseguenze del tributo, in particolare riguardo l’effetto sui business regolati. Queste perplessità vengono ribadite nella relazione appena inviata al Parlamento, con cui l’Autorità ha segnalato come un numero significativo di soggetti abbia adottato politiche di prezzo volte a scaricare sul consumatore l’aggravio fiscale.
Ora, hanno ragione i giornali nel gridare allo scandalo? Ha ragione l’Autorità nel denunciare un probabile “reato”?
La risposta alla prima domanda è “no”. Per le ragioni già spiegate, è il concetto stesso di “traslazione” a essere ridicolo, in un mercato concorrenziale dove i prezzi dipendono da domanda e offerta. Il punto è, insomma, che non si può dire né che le aziende traslino la Robin Tax, né che non lo facciano. Le aziende vendono servizi al prezzo al quale i consumatori sono disposti a pagarli.
Se questo è vero, significa che l’Autorità ha messo un piede in fallo? Purtroppo no. All’Autorità è stato chiesto di dimostrare l’indimostrabile e di conoscere l’inconoscibile. Il fatto, insomma, è che l’Autorità è costretta a dire cose strampalate perché, se stesse zitta, violerebbe la legge. Lo Sceriffo di Nottingham non è alleato dei petrolieri e Robin Hood non lavora per l’Agenzia delle Entrate: l’unico a ridersela, qui, è Re Giovanni che incassa i soldi mentre produttori e consumatori s’insultano a vicenda.