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Ecco le aziende che a Piazza Affari brinderanno per il successo di Grillo

Pubblichiamo grazie all’autorizzazione dell’editore, l’articolo di Luisa Leone uscito sul numero odierno del quotidiano MF/Milano Finanza

I grillini fanno tintinnare i calici della vittoria elettorale e i trader più volenterosi già analizzano parola per parola il programma del Movimento Cinque Stelle per capire quali azioni potrebbero trarre vantaggio dalla valanga dei grillini in Parlamento.

Le blue chip nel mirino

Sono tantissime le blue chip nel mirino, a partire dagli ex colossi di Stato come Telecom Italia, Eni, Enel, Autostrade, ma anche Mediaset: il programma di Beppe Grillo prevede l’abolizione dei loro “monopoli naturali”. Non solo, nel caso di Telecom si prevede il riacquisto “a prezzo di costo” della dorsale nazionale, per permettere di offrire connettività gratuita a tutti i cittadini. Il che non permetterebbe alla compagnia telefonica di spuntare dalla vendita della sua rete neanche una piccola parte dei 15 miliardi stimati per il 100% dell’infrastruttura.

Le aziende potenzialmente soddisfatte

Potrebbe invece trarre qualche beneficio dalla volontà del Movimento di coprire “l’intero Paese con la banda larga” un altro nome di peso a Piazza affari, cioè Prysmian, che ha tra i suoi business proprio quello dei cavi in fibra ottica. Poi c’è l’onda verde. Fra i titoli che potrebbero trarre beneficio dalla performance di Grillo e i suoi ci sono sicuramente quelli del settore rinnovabile, in particolare quelli che, come Terni Energia per esempio, si stanno sempre più orientando verso l’efficienza. È proprio sulla riduzione dei consumi energetici, infatti, che si basa tutto l’impianto della politica energetica dei grillini.

La scossa energetica

Tra gli obiettivi principali del movimento c’è la riduzione del 10% in cinque anni del fabbisogno energetico degli edifici pubblici, ma anche una buona spinta alla diffusione del biogas e delle biomasse, nei quali si sta specializzando, tra gli altri, Kinexia. Molto forte anche il sostegno alla co-generazione e al teleriscaldamento, nei quali sono forti soprattutto le ex municipalizzate del Nord da Iren e Hera ad A2A.

Banche preoccupate

I titoli bancari sono quelli potenzialmente più a rischio tsunami Grillo. Tra i comandamenti del Cinque Stelle ce n’è uno che rischierebbe seriamente di far saltare i conti, perché introdurrebbe la responsabilità degli istituti finanziari sui prodotti proposti, con tanto di “compartecipazione alle eventuali perdite”. Senza dire del divieto proposto degli incroci azionari e dello stop ai patti di sindacato che peserebbero su Mediobanca e il suo salotto. Una difesa particolare verrebbe infine approntata dai grillini per “impedire lo smantellamento delle industrie alimentari e manifatturiere con un prevalente mercato interno”, come accaduto per Parmalat.



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