Forse definire “acque agitate” quello che sta accadendo in Fare per Fermare il Declino sarebbe troppo riduttivo. Nelle ultime ore infatti – alla luce dell’ennesimo abbandono, stavolta di un altro fondatore, vale a dire Michele Boldrin – l’intera Direzione Nazionale, compreso il nuovo coordinatore Silvia Enrico, ha deciso di rimettere le deleghe.
Il rammarico di Silvia Enrico
E’ la stessa Enrico ad annunciarlo sul sito internet del movimento, sottolineando la presa d’atto delle “difficoltà ad attuare in un clima di serenità le delibere sulla revisione dello statuto e la convocazione dei congressi, non posso fare altro che rassegnare le mie dimissioni e quelle di tutta la direzione nazionale”.
Ma Fermare il Declino andrà avanti
La Enrico chiarisce che Fermare il Declino andrà avanti ed entro il 30 giugno ci saranno un nuovo presidente e una nuova Direzione Nazionale. “Si è deliberato con 8 voti a favore, 7 contrari e 1 astenuto, conformemente alla delibera già assunta in data 20 febbraio 2013 all’unanimità di dare continuità al partito Fare per Fermare il declino, attraverso regole che consentissero una revisione partecipata anche da tutti i tesserati dello statuto entro il 31 marzo 2013, l’indizione di congressi regionali per l’elezione di coordinatori regionali entro il 30 aprile 2013 nonché per l’elezione del presidente e della nuova Direzione Nazionale entro il 30 giugno 2013”.
La soddisfazione di Boldrin seguita allo strappo
Protagonista dell’ultimo dissidio interno in Fermare il Declino è l’economista e fondatore, Michele Boldrin, che ne approfitta subito per complimentarsi per la decisione presa. “Finalmente la scelta giusta! Ora andiamo avanti, ripartiamo dai comitati, dalle idee, dal congresso. Diamoci 72 ore per organizzarci”.
Boldrin ieri, sul suo profilo Facebook, aveva annunciato la decisione di voler lasciare proprio per quanto aveva deciso la Direzione Nazionale. “Mi vergogno di aver fondato un movimento e di avergli regalato le mie idee, oltre a sei mesi della mia vita, perché poi finisse in mano a pusillanimi ed arrivisti di terzo livello come costoro. Addio. E’ ora di fare dell’altro”. E in altro post su Facebook aveva sottolineato: “Oggi è finita solo per gli 8 signori e signore (più l’astenuto: nella vita occorre scegliere a volte…) che hanno pensato di far finta che nulla sia successo tra il 18/2 ed oggi”.
Ma cosa è successo in Direzione Nazionale? L’economista, proprio in virtù di quanto accaduto nelle ultime settimane, chiedeva di ripartire da zero e azzerare tutte le cariche. La Direzione Nazionale invece, con 8 voti favorevoli e 7 contrari, ha bocciato la linea di Boldrin, approvando invece il documento proposto dal coordinatore nazionale, Silvia Enrico, che prevede la trasformazione in partito e la convocazione di congressi a livello regionale e nazionale entro maggio. Di qui la decisione di Boldrin – poi rivista – di lasciare in contrasto con “chi fa finta che dal 18 febbraio ad oggi non sia successo nulla”.
Boldrin risponde alle critiche
Non sono mancate le critiche alla decisione di Boldrin, secondo qualcuno maturata per aver fallito la scalata alla guida del partito. Osservazioni alle quali l’economista ha subito risposto in una dettagliata nota su Facebook. “Nessuna Opa. Come prima ed ancor più di prima non intendo fare ora politica attiva in Italia. Voglio contribuire le mie idee e le mie proposte. Ma voglio che esse vengano canalizzate attraverso un movimento che funziona! Io non voglio fare il capo di nulla, ma proprio di nulla. Capisco vi risulti difficile accettarlo, ma così è. Io – spiega Boldrin – voglio continuare a fare il mio lavoro e contribuire idee e proposte all’Italia. Ma voglio che vengano attuate e, per ottenere questo, devo poterle contribuire ad un partito guidato da gente capace, competente, credibile e responsabile. Il quintetto o quartetto che ha oggi in mano l’organizzazione di Fermare il Declino – accusa Boldrin – non soddisfa alcuna di queste caratteristiche. Hanno fallito, se ne devono andare ed essere sostituiti temporaneamente da dei facente funzione graditi a tutti e, dopo il congresso, dalle persone che gli iscritti eleggeranno.
Il fondatore di Fermare il Declino rigetta poi le insinuazioni sui presunti contrasti con l’ex leader Oscar Giannino. “La rivalità fra Oscar e me è una fantasia del giornalista. Se ci fosse stata avrei speso gli ultimi due mesi e mezzo nella mia casa di Palma e non a lavorare in campagna elettorale per fargli fare buona figura. Mi sarei grattato, come han fatto altri. Ho fatto esattamente il contrario – spiega – pagando di tasca mia e pagando tanto. Se poi e’ successo quel che e’ successo la responsabilità è solo di Oscar e di chi si era scelto d’aver attorno come collaboratori. Lui questa responsabilità se l’è assunta, loro no”.