“Dai tempi di Al Capone un criminale non si meritava il titolo di ‘Nemico pubblico numero uno'”. Con queste parole la commissione per il crimine di Chicago ha affibbiato la nomina all’uomo più cercato: Joaquin “El Chapo”. Secondo la Cbs sarebbe “il più potente e spietato narcotrafficante del mondo”.
Ma chi è Joaquin Guzmán Loera “El Chapo”? Non si tratta però di un altro barbuto terrorista internazionale che arruola ragazzini per farsi esplodere in giro per il mondo. “El Chapo” non è neanche l’artista messicano, appunto, di nome “El Chapo de Sinaloa”, che canta: “Amici, aprite il cammino/ è arrivato la persona per cui piangevate/ sapete che sono stato prigioniero per un carico pesante/ quando sono andato verso San Francisco per consegnare tre quintali/ mi hanno confiscato la coca e anche la mia mitraglietta/ senza darmi tempo hanno circondato il mio suv/ il giudice mi ha dato 15 anni/ 15 anni di ombra che mi hanno avvelenato il sangue…”. Versi violenti che mescolano storie di amore, tradimenti, sparatorie e traffico di droghe, che sicuramente sono state ispirate a “El Chapo” vero, uno dei più pericolosi e influenti terroristi del Messico, leader del cartello di Sinaloa. Oggi nominato “nemico numero” a Chicago.
Nato nel 1957 nella provincia di Sinaloa, Joaquin Guzmán Loera iniziò le sue attività criminali negli anni ‘80 con il cartello di Guadalajara diretto dal mitico Miguel Ángel Felix Gallardo. Nel 1989, Gallardo viene arrestato e con lo storico fondatore tra le sbarre l’organizzazione si divide in due frazioni. “El Chapo” e “El Güero” Palma fondano il gruppo “Alleanza di Sangue”, più conosciuto come il cartello di Sinaloa, nella provincia di Cualiacán, mentre i fratelli Arellano sono andati a Baja California per creare il cartel di Tijuana. I due gruppi hanno una rivalità mortale.
Gli scontri tra il cartel di Sinaloa e quello di Tijuana sono arrivati al punto più drammatico nella primavera del 1993. Il 24 maggio alcuni membri dei due cartelli sono stati protagonisti di una sparatoria nell’aeroporto internazionale di Guadalajara dove sono morti sette innocenti che aspettavano soltanto di prendere un aereo per le proprie vacanze e, tra loro, il cardinale Juan Jesus Posadas Campo. Il 9 giugno dello stesso anno, “El Chapo” e cinque dei suoi complici sono stati presi in Guatemala. Nel 1995 è stato trasferito al carcere di massima sicurezza Puente Grande in Jalisco, da dove è uscito il 19 gennaio del 2001 con una spettacolare fuga, degna da un film, con tanto di complicità con le autorità, custodi ed elicotteri noleggiati. L’azione lo ha fatto diventare una leggenda (cattiva) in America latina e negli Stati Uniti.
L’11 settembre del 2004, “El Chapo” è arrivato con altri 30 uomini armati in una festa dove era presente Rodolfo Carrillo Fuentes, fratello minore di Amado Carrello Fuentes, il “signore dei cieli”, capo del cartello de Juárez, morto durante un intervento chirurgico per cambiare completamente connotati. Su ordine del capo del narcotraffico, i cellulari sono stati tolti a tutti i presenti per garantire “la sicurezza e la tranquillità dell’operazione”. Carrillo Fuentes venne ucciso e prima di andare via, “El Chapo” pagò il conto di tutti i clienti del ristorante. Come compenso per il disturbo.
Una volta in libertà, “El Chapo” ha aumentato notoriamente la rete della propria organizzazione narcotrafficante. Il cartello di Sinaloa oggi opera in tutta la regione del Pacifico Norte, il centro e il sud del Messico. Sono 17 regioni del Messico, Baja California, Sonora, Sinaloa, Durango, Zacatecas, Nayarit, Nueva Leon, Tamaulipas, Jalisco, Colima, Guanajuato, Morelos, Distrito Federal, Guerriero, Chiapas e Quinta Roo. “El Chapo” è il principale fornitore di cocaina e marijuana degli Stati Uniti.
La fortuna de “El Chapo”, frutto di tre decade di produzione, distribuzione, spaccio e truffe all’interno del mercato del narcotraffico in Messico e gli Stati Uniti, è di circa un miliardo di dollari, secondo la rivista finanziaria nordamericana “Forbes”. In una operazione che aveva come obbiettivo catturare alcuni narcotrafficanti, lo scorso giugno sono stati confiscati in Colombia 78 beni, tra terreni, case e automobili, a nome di Joaquin Guzman Loera, per un valore totale di 25 milioni di dollari. Joaquin Guzman Loera è il principale leader del narcotraffico non solo in Messico ma anche nel resto del mondo. Non a caso l’Fbi ha in piedi un’offerta di 15 e 30 milioni di dollari per chi possa offrire informazioni valida su dove sta, come lavora o con chi.
Non con melodie toccanti ma con azioni violente e illegali, “El Chapo” ha segnato il destino di tanti che gli sono stati intorno. L’ultimo è stato il suo assistente Ignacio “Nacho” Coronel, “il re del ghiaccio”, ucciso lo scorso 30 luglio. Si dice che “El Chapo” non si fidasse più di lui perchè stava per aprire un cartello tutto suo, una rete di distribuzione di anfetamine in Europa. Uno dei suoi figli, Ernesto Guzmán Beltrán, di 22 anni, è stato ucciso in un centro commerciale di Cualiacán nel 2008. Stessa sorte per due cugini. Suo fratello, Miguel Angel Guzmán Loera, è stato condannato a 13 anni di carcere, così come la sua seconda moglie, Griselda López Perez, detenuta lo scorso maggio a Sinaloa. Una sorte più fatale quella della prima consorte, Zulema Yulia Hernández, che aveva catturato l’attenzione de “El Chapo” nel carcere durante la decade degli anni ’90. Quando Hernández è uscita dalla galera, raccontò la sua love story con il capo del narcotraffico al giornalista Julio Scherer. Alcuni mesi dopo è stato trovato il suo cadavere in un’automobile nella periferia di città del Messico. Aveva seni, glutei e ventre segnati con una “z”, simbolo dei sicari del cartel del Golfo, un altro gruppo rivale al cartel di Sinaloa. La nuova compagna di amore e di fugga di “El Chapo” è la giovane regina di bellezza, Emma Coronel, nipote dello scomparso Ignacio Nacho Coronel.