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Il condono alla Berlusconi è truffaldino. Parola di commercialista montiano

La proposta di condono fiscale avanzata da Berlusconi è l’ennesima con cui l’ex premier cerca di riportare indietro di almeno dieci anni un’Italia che ha invece disperato bisogno di voltare pagina e cominciare finalmente una nuova era politica, sociale ed economica. Leggere che il procuratore generale della Corte dei Conti, Salvatore Nottola, definisca “intuitive e fondate” le motivazioni di questa proposta, dà la cifra di come voltare pagina significhi non soltanto rinnovare la politica, ma anche, in profondità, molte istituzioni del Paese.

Con i “mille e uno” condoni fiscali del 2002 e 2003 di Berlusconi-Tremonti, lo Stato ha incassato 16,9 miliardi di euro nel 2003 e 5,9 miliardi di euro nel 2004: in totale circa 22,8 miliardi di euro. Se si considera che le somme recuperate ed effettivamente incassate dallo Stato dalla lotta all’evasione fiscale hanno raggiunto i 12 miliardi di euro, è agevole stimare che i condoni possano determinare minori entrate medie nella misura del 50% sui successivi 5 anni (orizzonte temporale dei periodi di imposta accertabili): quindi, in totale, meno 30 miliardi di euro e un effetto netto negativo per le casse dello Stato sulla base di una legislatura pari ad oltre 7 miliardi di euro.

A questo effetto netto negativo bisogna aggiungere l’inevitabile recrudescenza del fenomeno dell’evasione fiscale che sempre si accompagna alla riproposizione fiscale di condoni. Questo effetto additivo non è in alcun modo stimabile, ma, come minimo, è suscettibile di raddoppiare l’effetto netto negativo già stimato, portandolo quindi a non meno di 15 miliardi di euro.

E’, insomma, lo stesso devastante schema seguito dal governo Berlusconi nel quinquennio 2001-2006: si finanziano riduzioni di imposta con le entrate dei condoni fiscali e si conclude la legislatura con il bilancio a pezzi e la necessità per chi viene dopo di alzare le imposte ad un livello superiore a quello cui era prima di essere abbassate ricorrendo a queste scorciatoie.

Uno schema che già l’Italia non poteva permettersi allora e che adesso la riporterebbe in un batter d’occhio su quel baratro ove Berlusconi l’aveva portata quando, a novembre 2011, fece quella che ormai è chiaro a tutti essere stata soltanto la più cinica e irresponsabile delle ritirate strategiche: prevedere, a partire dal 2012, 25 miliardi di maggiori tasse nel Documento Economico Finanziario di settembre 2011; abbandonare il campo a fine anno per farle mettere in fretta e furia a un governo tecnico senza tempi e margini di manovra per fare qualcosa di diverso nell’immediato; ripresentarsi a distanza di un anno alle elezioni addossando tutte le proprie responsabilità a colui cui aveva lasciato in mano il cerino.

Enrico Zanetti

presidente di Eutekne.info

(candidato in Scelta Civica in Veneto)


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