Un’Italia senza maggioranza che la governi e senza un governo plausibile. Purtroppo, non eravamo andati troppo lontano dalla realtà. Formiche.net sabato scorso ha pubblicato delle previsioni che sembravano azzardate: non resta che un altro governo di transizione, sperando che possa riformare la legge elettorale per andare a votare di nuovo nel 2014, magari insieme alle europee.
Il king maker Napolitano
Il risultato delle urne conferma che il prossimo Parlamento è diviso in quattro spicchi, ma non ci sono i numeri per governare, a meno che non si vada verso una forma di grande coalizione. E’ plausibile? La parola adesso torna a Giorgio Napolitano: agli sgoccioli del suo mandato diventa ancora una volta king maker.
La soluzione della grande coalizione
Si gioca una partita tutta di nervi e di sapienza tattica. Guai ad aver fretta. Sulla base dei numeri, non c’è altra soluzione che quella greca. Stessa faccia stessa razza. Cioè una grande coalizione che lasci fuori il partito della pura protesta. A differenza da Atene bisogna farlo senza nuove elezioni, a meno di non farsi commissariare anzi tempo dall’Unione europea.
L’accordo Bersani-Berlusconi
La soluzione razionale è un accordo tra Bersani e Berlusconi. Non subito, magari dopo che Bersani ha compiuto il suo primo tentativo di formare un governo. Ma chi fa la prima mossa? E a quali condizioni? Berlusconi non vuole che l’eventuale governo venga guidato da Bersani e viceversa; quindi bisognerà trovare una figura intermedia. Non solo. Ma il Cavaliere non può accettare nemmeno che Monti stia nel governo, al massimo un appoggio esterno.
Come si comporterà Grillo
Grillo, naturalmente, sarebbe ferocemente contrario, ma potrebbe non impedirlo a priori perché spera di cavalcare le piazze e la rete, fino alla spallata finale. Ipotesi del tutto plausibile. A meno che l’eventuale grande coalizione non sia forte, grande e intelligente abbastanza.
Lo scambio Bersani-Berlusconi
Facciamo l’ipotesi che si trovi un accordo Bersani-Berlusconi per riformare la legge elettorale all’insegna della governabilità (per esempio secondo il modello comunale) e si decida di mettere mano al debito pubblico con una manovra straordinaria (sostenuta dalla Bce) rosicchiando risorse per alleggerire le imposte. Ammettiamo che vengano avviate alcune riforme strutturali alleviando gli effetti di quelle realizzate da Monti e Fornero. Per esempio, Berlusconi potrebbe vantare come suo successo l’abolizione dell’Imu sulla prima casa e Bersani una rimodulazione delle pensioni e del mercato del lavoro. E immaginiamo che di qui a un anno si veda davvero l’uscita dal tunnel. Aggiungiamo ancora la speranza che dopo il voto di settembre la Germania allenti finalmente le redini della propria politica economica. Ebbene, la primavera del 2014 potrebbe davvero segnare una svolta.
La Dc avrebbe neutralizzato Grillo
I nostri “se” sembrano davvero troppi per diventare realtà. Ma che cos’è la politica se non la capacità di muoversi in base a una ragionevole scommessa? Anche il comico genovese si è rivelato un calcolatore attento, sotto la maschera del demagogo. Se ci fosse stata la Dc avrebbe neutralizzato Grillo. Craxi lo avrebbe sdoganato. Il Pci lo avrebbe isolato. Ma non si possono evocare i fantasmi.
Si accetti la sfida dei grillini
Oggi ci sono Napolitano, Berlusconi e Bersani. Con Monti debole, ma presente. E poi ci sono i grillini che promettono battaglia “sulle cose concrete”, come dicono i neofiti a cinque stelle. Bene. Non resta che accettare la sfida. Sulle cose. E sugli uomini. Perché il prossimo grande appuntamento sarà l’elezione del presidente della Repubblica, figura sempre più decisiva di questo presidenzialismo surrettizio generato dalla confusione politica italiana. Che la gara cominci e chi ha più filo tessa.
Stefano Cingolani
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