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Da Pio XII a Giovanni Paolo II: la tentazione delle dimissioni

Il “gran rifiuto” di Papa Celestino V è stato stigmatizzato da Dante nell’Inferno della sua Commedia e questo paragone non può non tornare alla mente nel giorno della notizia dell’addio di Joseph Ratzinger.

La tentazione delle dimissioni dal pontificato ha però colpito i grandi papi del secondo Novecento, forse per il peso dell’accelerazione della storia verificatasi dalla Prima Guerra mondiale in avanti. E’ storico il caso di Pio XII che preparò una lettera d’addio, nel caso che Hitler lo avesse fatto prigioniero: in questo modo il nazismo non avrebbe potuto vantarsi di avere in mano il capo del mondo cattolico. Anche Paolo VI, stanco e malato, pensò seriamente di rinunciare ma, come ha poi raccontano il suo confessore, non ebbe il coraggio di farlo, temendo “un trauma per la Chiesa”.

Il successivo pontificato, quello di Giovanni Paolo I, fu tanto tormentato quanto breve e la morte sorprese papa Luciani dopo soli 33 giorni. Intorno a papa Giovanni Paolo II invece le voci di una rinuncia si sono susseguite più volte, dopo l’attentato del 1981 e poi 15 anni dopo, una volta raggiunti i 75 anni di età. Con l’inizio del XXI secolo le ipotesi si sono moltiplicate, viste le difficili condizioni di salute di Wojtyla. Ma il pontefice polacco lottò fino alla fine con la malattia, diventando anche per questo un’icona sofferente della Chiesa universale.


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