Più flessibilità. La invoca la Bce nel suo bollettino mensile per provare a fermare l’avanzata dell’esercito dei giovani europei disoccupati. Il mercato del lavoro nell’Eurozona continua infatti a deteriorarsi. La crescita, spiegano a Francoforte, arriverà nella seconda metà del 2013. Ma in attesa dei pochi mesi che ci separerebbero dal momento della svolta, l’istituto centrale presieduto da Mario Draghi disegna un quadro che di ottimista ha ben poco.
Lo scenario visto da Francoforte
Con la disoccupazione che avanza diminuiscono i consumi, e con loro i crediti erogati dalle banche a imprese e famiglie, sebbene sia aumentata la liquidità di cui gli istituti di credito europei dispongono grazie ai programmi attuati dalla Bce. Ma la deflazione, che corre in parallelo al calo della produzione, continua ad aumentare. Un basso livello di inflazione che porta meno soldi in tasca alle famiglie. Ma, nell’austera visione alla tedesca, rappresenta un punto di forza per il consolidamento dei bilanci statali.
Ulteriore aumento della disoccupazione in vista
Il tasso di disoccupazione, che è andato aumentando sin dalla prima metà del 2011, è rimasto fermo all’11,7% tra novembre e dicembre, un valore superiore dell’1% rispetto a quello registrato nel dicembre 2011. Tuttavia, per la Bce sembra emergere un rallentamento della disoccupazione, poiché l’incremento del numero dei disoccupati è diventato minore rispetto a quanto osservato nei primi mesi del 2012. Gli indicatori segnalano ancora ulteriori perdite di posti di lavoro sia nell’industria sia nei servizi all’inizio del primo trimestre del 2013. Inoltre, il tasso di disoccupazione atteso per il 2013 e il 2014 è stato rivisto al rialzo nell’ultima Survey of Professional Forecasters.
La disoccupazione giovanile record
I lavoratori giovani e scarsamente qualificati sono stati colpiti duramente dalla crisi, sebbene tra i diversi Paesi dell’area vi sia un considerevole grado di eterogeneità, sottolinea l’istituto di Francoforte, evidenziando la necessità “di ulteriori riforme strutturali e interventi sul fronte delle politiche per affrontare la situazione”. Un aspetto fondamentale dell’aumento della disoccupazione totale dall’inizio della crisi è il netto incremento della disoccupazione giovanile in molti Paesi dell’area dell’euro. In Spagna e Grecia, il tasso di disoccupazione giovanile è aumentato di oltre 30 punti percentuali tra il terzo trimestre del 2012 e il terzo trimestre del 2007, attestandosi al di sopra del 50%. In Germania, nei Paesi Bassi e in Austria la disoccupazione giovanile è rimasta nettamente inferiore al 10%. Parte del motivo di questo aumento più che proporzionale della disoccupazione tra i lavoratori più giovani risiede nella maggiore vulnerabilità al licenziamento di questi ultimi.
Flessibilità su salari e regole
Una rigida regolamentazione del mercato del lavoro che imponga salari minimi relativamente elevati, un’insufficiente differenziazione dei salari tra i diversi tipi di lavoratori e talvolta una protezione eccessivamente elevata per i lavoratori con contratti a tempo indeterminato può altresì aumentare le difficoltà di trovare lavoro per i giovani.
Crescita nella seconda metà del 2013
La crescita economica dell’eurozona continuerà ad essere debole nella prima parte del 2013 ma poi dovrebbe recuperare gradualmente, sostenuta da una politica monetaria accomodante della Bce, dal miglioramento del clima di fiducia nei mercati e dalla loro minore frammentazione. Lo scrive la Bce nel bollettino di febbraio.
Secondo l’Eurotower i rischi per le prospettive economiche dell’area dell’euro continuano a essere orientati al ribasso spiegando che sono connessi alla possibilità di una domanda interna e di esportazioni più deboli delle attese, a una lenta attuazione delle riforme strutturali nell’area dell’euro, nonché ai problemi geopolitici e agli squilibri presenti nei principali paesi industrializzati.
Le riforme strutturali e il risanamento delle finanze pubbliche, rileva ancora la Bce, ”possono integrarsi reciprocamente, migliorando in tal modo le prospettive per la creazione di posti di lavoro, per la crescita economica e per la sostenibilità del debito. Le misure già attuate sul piano delle politiche stanno producendo effetti positivi, in termini di rientro degli squilibri di bilancio esistenti e riduzione dei disavanzi di conto corrente”
Le oscillazioni dello spread
E la Bce fa notare che tra gennaio e inizio febbraio i rendimenti dei titoli di Stato di alcuni paesi europei in difficoltà hanno mostrato andamenti contrastanti. Lo fa notare la Bce nel bollettino di febbraio, sottolineando che nel periodo sono saliti quelli sui titoli di Italia e Spagna, mentre sono scesi in Grecia, Irlanda e Portogallo. Francoforte spiega che ciò è stato dovuto ad un peggioramento del clima di mercato e, fra l’altro, a notizie di misure adottate da alcuni governi per il salvataggio di determinate banche private.
Più liquidità per le banche, ma calano inflazione e prestiti
L’inflazione nell’area dell’euro dovrebbe calare ulteriormente nei prossimi mesi, al di sotto del 2%.
Nonostante un rafforzamento della raccolta di depositi bancari e da nuovi afflussi di capitali nell’Eurozona, prosegue la stretta sul credito nell’eurozona, con i prestiti alle imprese calati dell’1,3% a dicembre dopo essere scesi dell’1,5% a novembre. Il tasso di crescita dei prestiti alle famiglie è invece rimasto stabile allo 0,7% a dicembre.
L’indagine sul credito bancario per il quarto trimestre del 2012 conferma la debolezza della domanda di prestiti e il perdurante effetto sull’inasprimento dei criteri di erogazione esercitato da considerazioni legate al rischio di credito. Allo stesso tempo l’indagine conferma l’impatto positivo delle misure dell’Eurosistema sulle condizioni complessive di finanziamento e di liquidità delle banche, che, secondo la Bce, hanno segnalato miglioramenti per tutte le fonti di provvista nel quarto trimestre.