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Dissidenza 2.0. Chi è Li Chengpeng, il blogger cinese che sfida il regime comunista

Sembra un cantante pop ma dallo sguardo inquietante. Li Chengpeng è poco conosciuto a livello internazionale perché non sa parlare inglese, ma in Cina è il blogger più letto e famoso. Come una star.

Nato nel 1968, è stato giornalista sportivo dal 1990 al 2006. Dal 2005 si è incaponito sulle vicende di corruzione all’interno del sistema calcistico cinese e dalle sue inchieste è nato un libro molto polemico e popolare: “Chinese Football: The Inside Story”. In questo testo raccontava le mazzette che si muovevano ad ogni partita e i ricatti tra allenatori e società. Chen Yiming, allenatore della squadra Chongqing Lifan, fece causa a Chengpeng, chiese 200mila yuan e il ritiro del libro, ma il giovane si rifiutò.

Dopo il terremoto del 2008 nella sua città natale, Sichuan, – dove sono morte 80mila persone – il desiderio di fare giustizia lo fece cambiare rotta: Chengpeng cominciò a raccontare nel suo blog i difetti nelle costruzioni delle scuole dovute alle truffe di costruttori e politici, accuse che hanno seguito altri dissidenti, come ad esempio l’internazionale Ai Weiwei. Chengpeng, a differenza dell’artista, non ha alcun accesso ai social network occidentali. Il suo account su Weibo (il Twitter cinese) ha più di sei milioni di contatti.

L’anno scorso Chengpeng ha riacceso gli scontri con il regime cinese con la pubblicazione del libro “Everybody in the world knows”, una raccolta di saggi sullo stato sociale della popolazione cinese e la corruzione del governo. Nella sua bibliografia c’è anche un romanzo, “Li Kele Protests Demolitions”, sulle espropriazioni forzate illegalmente con le quali imprenditori e politici si sono arricchiti negli ultimi anni. Il personaggio principale era un’avvocatessa impegnata socialmente che ha conquistato i lettori.

Secondo l’Economist, Chengpeng è una vera star dissidente. Nel tour di promozione di “Everybody in the world knows”  – scrive il giornale – il blogger è stato accolto da fan in adorazione a Chengdu, Beijing e Shenzhen ed è stato attaccato fisicamente. A Beijing un autoproclamato maoista gli lanciò un coltello da cucina e un altro gli ha dato un pugno in faccia per essere “traditore del Partito comunista”.

Ma le minacce non lo fermano. Dal suo blog Chengpeng continua a raccontare gli abusi e le mancanze della società cinese. L’ultima riflessione vale anche per il mondo occidentale, pensare alle grandi piaghe di questo, nostro tempo: la sicurezza alimentare, la corruzione e la contaminazione.

Ecco un servizio di China ForbiddenNews sulla vita di Li Chengpeng

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