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La guerra monetaria? E’ colpa di Angela Merkel

La guerra valutaria? E’ una logica da scaricabarile, così come è folle quella che governa l’Unione europea, con un’austerity divenuta il cancro dell’economia mondiale e a cui i leader politici, compreso Pierluigi Bersani, non si sanno opporre. E la cancelliera tedesca Angela Merkel ha poco da lamentarsi.

Sergio Cesaratto, docente di politica economica all’Università degli Studi di Siena, non usa perifrasi: “E’ stata la deflazione interna decisa dall’Ue a scatenare le reazioni degli altri Paesi”, spiega in una conversazione con Formiche.net.

Come valutare le politiche monetarie espansive attuate dalle maggiori banche centrali del mondo, proprio quando la Cina ha deciso un’immissione di liquidità da 72 miliardi di dollari? “Le guerre valutarie non sono mai un fatto positivo, al di là dei riaggiustamenti a fronte di palesi squilibri nei cambi da parte di alcune valute. E’ una logica da scaricabarile. Chi vede la propria moneta rivalutarsi con conseguente danno alle esportazioni reagirà cercando di evitarla“, sottolinea.

“La creazione di liquidità – prosegue l’economista – determina inoltre fenomeni speculativi sui mercati delle merci, e anche rialzi borsistici. Questi possono essere benvenuti se poi hanno effetti positivi sull’economia reale, ma si tratta pur sempre di droghe. Ciò non vuol dire che politiche monetarie e fiscali espansive a livello globale non siano benvenute, ma in una logica di accordi internazionali”. Una nuova Bretton Woods sulle regole degli scambi monetari e finanziari? “Sarebbe auspicabile”.

Ma quanto tempo potrà reggere un euro stritolato da yuan e dollaro? “Qui è il punto dolente, per noi e per tutti – evidenzia Cesaratto – L’austerità europea è un cancro dell’economia mondiale. Il fatto che l’Europa non funga da traino all’economia mondiale è una delle cause della guerra valutaria, di cui l’Europa finisce a fare le spese con una rivalutazione dell’euro. Questa deprime le esportazioni europee, i redditi nazionali e le finanze pubbliche. E nella logica folle che governa questo continente ciò condurrà ad un’ulteriore austerità, e si ricomincia daccapo. L’Europa dovrebbe rilanciare la propria domanda interna, in particolare quella dei Paesi in suprlus comnerciale, sostenendo i Paesi europei in disavanzo estero e dando un contributo all’economia mondiale“.

Ma l’ortodossia della Bce sull’inflation targeting è in grado di reggere l’urto della svalutazione delle altre monete? “La Bce – risponde – ha fatto quello che poteva nei vincoli a lei imposti dai tedeschi. E’ chiaro che il mandato della Bce dovrebbe essere mutuato e assimilato a quello della Fed americana, con la piena occupazione con obiettivo accanto al contenimento dell’inflazione. Ciò implicherebbe un coordinamento con una politica fiscale europea espansiva e non ossessionata dai debiti pubblici“.

E quanto può essere rischioso per l’Europa questo gioco al massacro? La rivalutazione dell’euro “che segue una guerra valutaria che il Vecchio continente ha contribuito a determinare mette in luce i limiti della strategia europea troppo speranzosa in una valvola di sfogo nei mercato extra-Europei a cui anche la periferia avrebbe potuto aver accesso in virtù della competitività guadagnata con la deflazione salariale. Come si vede l’Europa ha iniziato la guerra valutaria con le cosiddette ‘svalutazioni interne’, via deflazione dei salari”. Una speranza che viene meno “proprio per la reazione dei partners globali”.

E le armi di Francoforte? Neanche l’Outright Monetary Transactions, il programma di acquisto di titoli della Bce) può essere considerato un surrogato sostenibile rispetto ad una politica monetaria di intervento diretto. “Non è un surrogato. L’Omt porta con sé lo stigma politico di consegnare la sovranità fiscale all’Europa. E’ congeniato perché i Paesi non vi aderiscano se non in extremis, sperando che a ciò non si arrivi. Ma la riduzione degli spread che l’annuncio dell’Omt ha determinato è troppo poco, e come si vede basta poco a farli risalire” La sola ricetta per l’Europa e l’economia mondiale? “Garanzia Bce sui debiti sovrani e inversione delle politiche di austerità”, specifica l’economista.

Ma in questi giorni anche il presidente francese François Hollande ha chiesto di concordare “una politica dei cambi” per l’euro da parte dei Paesi dell’Unione valutaria. E’ fattibile? E’ sufficiente? “Per ciò che abbiamo detto è poco. La guerra valutaria l’ha cominciata l’Europa con la deflazione (la svalutazione interna). E’ questa che bisogna dismettere. Non entrare in una guerra valutaria. E’ chiaro che l’euro è ora sopravvalutato, che le monete di alcuni Paesi grandi esportatori sono sottovalutate ecc. Dunque aggiustamenti sono necessari. Ma l’Europa potrà chiederli solo dopo aver mollato l’austerità“.

E la svolta del Fmi sull’austerity avrà influenza sulle politiche di Bruxelles e Francoforte? “Per ora non molto, anche se le prese di posizione contro le attuali politiche si moltiplicano (Junker, il primo ministro belga De Rupo ecc.). Ma è ancora poco. Hollande è più timido di Rajoy (il quale ora non ha più ahimè molta autorità) mentre in Italia solo Berlusconi con la sua credibilità sotto le scarpe dice qualcosa contro questa Europa. Bersani arriva a dire che è colpa nostra che non abbiamo fatto prima i compiti a casa. Ma si vede i danni globali che i compiti a casa alla tedesca combinano! Possibile che non sappia dire nulla di critico e al contempo positivo sull’Europa?“.

“La Germania, da parte sua, va costretta a prendersi le proprie responsabilità da potenza economico politica e di finirla di comportarsi come una piccola Svizzera. Per lei stare nell’euro ha onori ma anche oneri. Che li affronti, o lasci. Lead or leave, come le ha chiesto Soros“, conclude.


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