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La frenesia della Chiesa per lo Ior

La nomina “in extremis” del presidente dello Ior chiude una ferita aperta nel Vaticano. Questa è tesi che prevale fra i commentatori nei minuti e nelle ore successivi alla conferma dell’indicazione di Von Freyberg alla guida del Torrione di Niccolò V.

C’è da augurarsi che l’interpretazione sia corretta. Certamente, fa un certo effetto osservare quanta ansia vi sia stata nell’andare a colmare un vuoto apertosi oltre otto mesi fa. L’abdicazione del Papa dal soglio petrino è un fatto storico di una portata potenzialmente devastante per la cristianità e per la sua istituzione terrena.

Eppure, l’urgenza non era trovare una risposta alla denuncia di turpitudine lanciata da Benedetto XVI ma trovare il sostituto di Ettore Gotti Tedeschi. Tutto questo senza che nessuno abbia voluto ragionare a mente fredda sui contenuti dello scontro consumato dentro l’Istituto per le Opere Religiose e più in generale nelle carte rese note dallo scandalo detto Vatileaks.

Non sta ai giornalisti e agli osservatori esprimere valutazioni o moniti. Quello che però non si può tacere è che i fedeli, in Italia e nel mondo, sono felici per la presidenza del Ior ma dalla Chiesa e dai suoi cardinali si aspettano molto, molto, di più.



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